Sviluppo al Sud, il governo accelera: zone economiche speciali entro fine anno

Sviluppo al Sud, il governo accelera: zone economiche speciali entro fine anno
di Nando Santonastaso
Sabato 21 Ottobre 2017, 08:54 - Ultimo agg. 16:47
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Oramai la strada, o meglio la rotta per lo sviluppo del Mezzogiorno e del Paese è tracciata. Si chiama Mediterraneo e i dati illustrati ieri al Banco di Napoli dal Rapporto Srm, con il direttore Massimo De Andreis e Alessandro Panaro responsabile dell'area marittima, non lasciano più alcun dubbio. Il futuro è nel grande mare, al punto che il ministro del Mezzogiorno e della Coesione territoriale Claudio de Vincenti dice espressamente che «il Mezzogiorno è sempre più un ponte per l'Europa e l'Europa deve voltarsi sempre più verso Sud, verso il Mediterraneo». La rivoluzione delle prospettive economiche sembra inevitabile visto che l'80% del nostro interscambio commerciale avviene oggi via mare e che la concorrenza cinese nei trasporti e negli investimenti marittimi sta assumendo proporzioni gigantesche. Non più dunque solo i grandi mercati del Nord come sbocco del made in Italy e delle nostre produzioni più ricercate come i macchinari ad alta tecnologia, ma i Paesi della sponda Sud (dal Marocco alla Turchia) cresciuti in pochi anni del 4,4%: per farlo ecco l'accelerazione del governo sulle Zes, le Zone economiche speciali che scatteranno entro fine anno in Campania e Calabria. 

«Stiamo lavorando al decreto del Presidente del Consiglio che darà le indicazioni operative per partire» dice lo stesso De Vincenti. Che a proposito dalla Zes campana conferma che si articolerà su quattro poli: i porti di Napoli e di Salerno e gli interporti di Nola e di Marcianise-Maddaloni, in provincia di Caserta. L'area così delimitata, sulla scorta anche delle indicazioni elaborate con proficua lungimiranza dalla giunta regionale, non escluderà però dai suoi benefìci i territori più interni e non direttamente legati agli scali portuali: «La Zes spiega il ministro diventerà una grande opportunità per tutto il sistema produttivo campano: le imprese sannite e irpine, sapendo di poter contare su una logistica organizzata e su importanti garanzie n termini di fiscalità e semplificazione burocratica, non potranno non essere incentivate a rapportarsi con la Zes e dunque a veder crescere le loro opportunità».
 
 

Logistica e attività produttive, dunque, finalmente a braccetto per quella che si annuncia come la vera svota per l'economia campana. Anche perché ed è l'altra notizia emersa dall'incontro presso l'istituto di via Toledo, aperto dal presidente del Banco di Napoli, Maurizio Barracco, con gli interventi del presidente Srm Paolo Scudieri, del presidente della Fondazione Mezzogiono Europa Umberto Ranieri e del direttore generale del Banco, Francesco Guido pure il sistema del credito ha deciso di giocare la sua partita sul fronte marittimo. È lo stesso Guido ad annunciare l'accordo raggiunto in tempi molto rapidi tra il Banco e le autorità portuali di Napoli e Taranto (in sala erano presenti i rispettivi presidenti, Spirito e Prete) per supportare sul piano finanziario le iniziative per il rilancio infrastrutturale dei due scali, entrambi interessati da piani di dragaggio che dovranno potenziarne le capacità ricettive (vedi grandi navi). 

«Ma il nostro obiettivo aggiunge il dg - è anche di contribuire a formare una cultura imprenditoriale capace di far crescere il sistema produttivo del Mezzogiorno in funzione dei processi innovativi e digitali che ormai sono inevitabili. Abbiamo portato nelle nostre aule di formazione 400 imprese ed è un dato che ci incoraggia a proseguire». Ma a proposito di dati, anche quelli che Guido anticipa a proposito dei conti 2017 del Banco sono positivi: i finanziamenti all'economia del Sud sono saliti a 6 miliardi con un incremento del 12% sul 2016 e gli impeghi sono cresciuti del 6,5% mentre diminuisce la quota di crediti deteriorati. «Ma ci sono anche 18 milioni di prestiti ad aziende che non hanno un bilancio o ne hanno appena uno» dice con orgoglio il direttore del Banco.

Numeri che rafforzano il ragionamento del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan sull'uscita di Italia ed Europa dalla crisi «anche se le cicatrici restano». Ora però, avverte il titolare del Tesoro, bisogna ristrutturare i meccanismi che regolano la spesa per gli investimenti: troppo farraginosi e complicati, bisogna accelerarli. Le risorse non mancano, ricorda Padoan, che guarda anch'egli con interesse ai dati di Srm: «L'occasione di trasformare spinte all'apparenza destabilizzanti come quella dei migranti in una grande opportuntà di crescita dell'Italia nell'area mediterranea non va sprecata». 
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