Missione Mezzogiorno per la Cdp: sostegno per imprese ed enti locali

di Nando Santonastaso
Lunedì 17 Settembre 2018, 07:00 - Ultimo agg. 10 Marzo, 17:26
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Non solo la storica mission per il potenziamento delle infrastrutture del Paese. Nel nuovo piano industriale di Cassa depositi e prestiti che il neo ad Fabrizio Palermo presenterà entro novembre, con una significativa accelerazione rispetto ai tempi dei suoi predecessori, ci sarà anche una «maggiore attenzione ai territori e al Mezzogiorno». L'indiscrezione filtra dal comprensibile riserbo che circonda la preparazione del documento ma è fondata perché rispecchia, quasi alla lettera, le finalità istitutive della Cassa, chiamata a gestire e a investire il sempre ingente risparmio postale degli italiani su progetti di interesse pubblico e nazionale.
 
Insomma, chi pensa, anche all'interno dell'attuale maggioranza di governo, di tirare per la giacchetta l'istituto potrebbe trovarsi di fronte a un'amara sorpresa visto tra l'altro che Palermo lavora da una vita nella Cassa e di essa conosce ogni dettaglio. Guai, cioè, a parlarne in termini di una banca pubblica come pure si è fatto in questi mesi. Il nuovo assetto dell'istituto, non a caso, parla sempre più meridionale dal momento che tra i neo consiglieri annovera due imprenditori campani, il napoletano Francesco Floro Flores, candidato a diventare commissario straordinario per Bagnoli (nomina che sarebbe compatibile con l'incarico alla Cdp), e il casertano Valentino Grant, presidente della Bcc di Casagiove e vicepresidente regionale della Federazione tra le banche di categoria, il primo vicino ai 5Stelle, il secondo di fede leghista. Nella svolta che punta a ricostruire un rapporto più stretto con i territori e le imprese, il ruolo di entrambi non appare secondario alla luce delle rispettive esperienze professionali.

Negli ambienti politico-finanziari, però, si continua a insistere soprattutto sulle possibili priorità del piano industriale. E a vedere, con una certa malizia, Cdp come una sorta di bancomat al servizio di progetti su cui il governo potrebbe concentrare nella prossima legge di bilancio la sua attenzione (da infrastrutture strategiche, a partire dalla ricostruzione del ponte Morandi, al salvataggio di Alitalia). I bene informati, però, sembrano propensi ad accreditare la Cassa di un ruolo di coordinamento per così dire istituzionale di una serie di player già presenti a sostegno delle imprese e degli enti locali, con compiti e finalità delimitati. Realtà importanti come Sace (che è già di Cdp) e Simest, impegnate nel sostenere le imprese soprattutto di grandi dimensioni nella conquista dei mercati internazionali, potrebbero essere scelte quasi obbligate di questa ipotetica strategia. E lo stesso discorso potrebbe essere fatto per la Banca del Mezzogiorno, l'istituto rilevato da Invitalia che punta ad aiutare le piccole e medie imprese che investono al Sud.

Naturalmente, Cdp non potrà mai essere assoggettata a una banca e sembra difficile che la maggioranza di governo possa stravolgere i compiti dell'istituto, resistendo alla tentazione di chi, come i 5 Stelle durante la campagna elettorale, aveva ipotizzato un profondo mutamento della sua missione. Altri rumors, come quelli raccolti dal sempre informato Dagospia, mettono l'accento sul rischio che i funzionari di Eurostat, l'ufficio statistico dell'Ue, considererebbero Cassa depositi e prestiti già un soggetto pubblico e come tale riclassificabile all'interno del perimetro del bilancio dello Stato, nonostante il ministro Tria abbia più volte ribadito che il soggetto resta privato. Se però i rumors fossero confermati, la riclassificazione causerebbe alle casse dello Stato 50 miliardi di aumento del debito, un peso insopportabile per le finanze pubbliche nazionali.

Di sicuro il forziere più ambito d'Italia, con 420 miliardi di attivo e in pancia 31 fondi di private equity e venture capital, nonché partecipazioni in colossi come Poste, Eni, Terna, Snam, Italgas, Fincantieri o come l'Enciclopedia Treccani, è atteso a decisioni tutt'altro che ordinarie. Non a caso nelle prossime settimane Cdp, uscendo da un riserbo antico ma ormai datato, aprirà al dialogo con i cittadini, le imprese, gli enti locali: la svolta comunicativa sarà il segno tangibile che il nuovo corso è iniziato. Insomma, come si lascia trapelare negli ambienti della Cassa, si spiegherà tra le mille attività che l'istituto gestisce cosa e come può essere «utilizzato dai territori» per progetti di respiro nazionale la cui realizzazione potrebbe essere partecipata da Cdp. In questo senso, il supporto che può arrivare dagli imprenditori meridionali, vicini in particolare come Grant ai territori e alle loro specifiche esigenze di crescita e sviluppo, può diventare il valore aggiunto, a patto che il ruolo dell'istituto resti quello che gli ha finora permesso di gestire in maniera oculata e trasparente il risparmio postale di milioni di italiani, non a caso concentrato nel Mezzogiorno.
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