L'Italia in zona recessione: a rischio gli obiettivi del Tesoro

L'Italia in zona recessione: a rischio gli obiettivi del Tesoro
di Andrea Bassi
Sabato 12 Gennaio 2019, 07:23 - Ultimo agg. 14 Gennaio, 11:07
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Si può guardare il bicchiere mezzo pieno. Sperare, cioè, che il crollo della produzione industriale di novembre sia dipeso dal maltempo che ha colpito l'Italia quel mese, o dal ponte dei morti particolarmente lungo. O anche dall'incertezza che due mesi fa c'era sulla manovra e sulla trattativa con l'Europa. Ma meglio non farsi troppe illusioni. Il dato è brutto, pessimo. Gli osservatori più attenti sono scettici sul fatto che a dicembre possa esserci un rimbalzo. Significa che anche nel quarto trimestre è più che probabile che davanti al Pil ci sia il segno meno. Sarebbe la seconda volta consecutiva. Tecnicamente significa che il Paese è entrato in recessione tecnica. Altro che boom economico. Secondo i dati diffusi dall'Istat, dei tredici settori che compongono l'industria manifatturiera, solo tre hanno chiuso con il segno più: l'alimentare, la farmaceutica e i settori minori.

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La produzione di auto, uno dei due motori (l'altro sono le costruzioni), che alimenta il Pil italiano, a novembre è andata a picco segnando un meno 19,4%. Anche l'energia, uno dei termometri principali dello stato di salute dell'economia, ha registrato un dato pessimo. Certo, si potrebbe dire, il rallentamento non riguarda solo l'Italia. In Germania la produzione è calata dell'1,9% mese su mese, in Francia dell'1,3%. I venti freddi soffiano su tute e due le sponde dell'Atlantico, anche in America. Ma come al solito quando in Europa e nel resto del mondo i sintomi sono quelli del raffreddore, in Italia si rischia la polmonite.

Il gelo, a gennaio, non ha colpito solo l'Italia. Ha raffreddato anche la fiducia delle imprese. L'indice è sceso sotto quota 50, lo spartiacque tra crescita e recessione. Il 2019, insomma, rischia di essere un anno in salita. La previsione di una crescita dell'1% indicata dal governo dopo l'accordo con l'Europa sulla manovra (inizialmente era l'1,5%), sembra ormai compromessa. Già a fine dicembre l'Ufficio parlamentare di bilancio aveva indicato un obiettivo più basso, lo 0,8%. Ora gli algoritmi andranno fatti girare con i nuovi dati della produzione, e i risultati non saranno certo migliori. Nessuno poi, si aspetta che la manovra appena approvata possa avere effetti sostanziali sulla crescita. Lo stesso presidente dell'Ufficio parlamentare di Bilancio, Giuseppe Pisauro, a fine dicembre parlando in Parlamento, aveva bollato come «recessive» le misure contenute nella legge di bilancio. Quota 100 non avrà nessun impatto sul Pil. Il reddito di cittadinanza, per stessa ammissione del governo, avrà un moltiplicatore di 0,4. Significa che ogni euro speso per il sussidio riverserà 40 centesimi nell'economia. Il ministro Giovanni Tria punta sul rilancio degli investimenti, l'unica misura in grado di spingere la ripresa. Ma anche qui i tempi rischiano di dilatarsi. Entro fine mese servirà un decreto attuativo per la centrale unica degli investimenti, la struttura da 300 dipendenti il cui unico compito sarà sbloccare e accelerare le opere pubbliche. Si tratta solo di uno dei 161 decreti attuativi previsti dalla manovra.

LE PROSPETTIVE
Ma se sul 2019 iniziano ad addensarsi nubi, la tempesta rischia di scatenarsi nel 2020. Per il prossimo anno il governo ha firmato una cambiale da 23 miliardi di euro sotto forma di aumenti di Iva e accise per finanziare Reddito e Quota 100. I mercati si interrogano su come sarà possibile disinnescare le clausole. E in attesa di una risposta lo spread, che pure è sceso sotto i 300 punti, non si è mai allontanato da quota 260-270. Comunque troppo per non avere impatti sui finanziamenti. Adesso con il peggioramento repentino dell'economia, il debito pubblico italiano potrebbe tornare sotto i riflettori in un rapporto fortemente peggiorato in relazione al Pil.
 

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