Ad attaccare duramente la Commissione era stato il vicepremier lussemburghese, Etienne Schneider, appena diffusa la lista dei sei stabilimenti da sacrificare. «Obbligando ArcelorMittal a cedere siti produttivi in Europa la Commissione agisce contro gli interessi della politica industriale Ue, poichè impedisce la nascita di un vero campione della siderurgia europea in grado di competere sul mercato mondiale» aveva tuonato. Dalle parole ai fatti: il governo del Granducato ha infatti successivamente inviato una lettera formale alla commissaria Vestager più o meno dello stesso tenore.
Oggi la prima risposta: «Sappiamo che se vengono decise cessione nel quadro di una fusione ciò comporta incertezza per le imprese e gli occupati, il nostro obiettivo è garantire che sia mantenuta un livello di concorrenza sulle imprese oggetto della fusione» ha spiegato il portavoce dell'Antitrust Ue.
Si va quindi verso un atteggiamento più morbido? «Non possiamo pregiudicare adesso il risultato dell'inchiesta, non abbiamo ancora preso alcuna decisione», ha spiegato ancora il portavoce della concorrenza, ricordando che c'è tempo fino al 23 maggio.
Però fa capire che non basta proporre una lista di asset da cedere. E' necessario anche quegli stessi stabilimenti continuino ad operare pur se con un diverso proprietario. «Ogni asset ceduto - è stato spiegato - dovrà continuare a esercitare un vincolo concorrenziale sulle società che si sono fuse: approveremo un rimedio proposto dalle imprese solo se siamo convinti che gli asset venduti continueranno a operare in modo gestibile e duraturo sotto la nuova proprietà e non approveremo un disinvestimento se questo non sarà assicurato». Insomma ArcelorMittal dovrà anche cercare acquirenti floridi, in grado di garantire la sopravvifenza dello stabilimento e dei suoi lavoratori.