Ecotassa, indotto a rischio crisi: tremano anche gli operai Fca di Pomigliano

Ecotassa, indotto a rischio crisi: tremano anche gli operai Fca di Pomigliano
di Nando Santonastaso
Giovedì 17 Gennaio 2019, 10:00
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Nel 2017 avevano fatto il botto, 5 miliardi di euro incassati per l'esportazione dei loro pezzi, molti di più di quanti ne avevano dovuto spendere per l'import dei materiali necessari a produrli. Oggi il futuro degli imprenditori della componentistica auto, fiore all'occhiello del made in Italy industriale, sembra tutt'un'altra cosa: la decisione di Fca, il loro committente numero uno, di ripensare al piano di investimenti da 5 miliardi annunciato nemmeno un paio di mesi fa li ha messi di nuovo in fibrillazione. Tutta colpa dell'ecotassa che in una stagione già delicata per via della contrazione del mercato, non solo italiano, è diventata una sorta di benzina sul fuoco. E a tremare di più rischiano di essere gli imprenditori automotive del Sud giacché gran parte di quell'investimento dovrebbe essere destinato a Cassino, Pomigliano e Melfi, poli di eccellenza del marchio anche nel mondo. In particolare per lo stabilimento campano, i dubbi che il piano Manley aveva in gran parte spazzato via sono riemersi in queste ore giacché senza la nuova missione produttiva, la realizzazione cioè del mini-Suv dell'Alfa e la produzione della Panda ibrida, gli spazi di ottimismo per le prospettive del Vico si riducono sensibilmente. Del miliardo previsto rischiano di rimanere solo spiccioli, insomma.
 
In effetti anche la nuova formulazione della tassa che stanga i futuri acquirenti di auto con una produzione di Co2 superiore a determinati parametri, non sembra avere dissolto tutti i timori su Pomigliano. Partita come «la tassa sulle Panda», la nuova misura pur ripiegando su autoveicoli di segmento (alias costo) superiore ha lasciato parecchie perplessità e non solo per il fatto che nel mirino del provvedimento siano finiti modelli come la Giulietta o il Ducaro che hanno un impatto decisamente popolare anche e soprattutto per il loro costo. «II fatto è però dice Giovanni Sgambati, segretario regionale campano della Uil che bisogna guardare più in avanti e rendersi conto del pericolo. Il mini-Suv, per le caratteristiche specifiche di questo modello, potrebbe finire nella fascia delle auto tassate e dunque scoraggiare già in partenza i nuovi acquirenti. Il che, con un mercato che rischia di contrarsi ulteriormente (e i dati di vendita Fca in Europa diffusi ieri non sono certo brillantissimi, ndr), non è decisamente un fattore di spinta per il successo di questa produzione».

Ma c'è di più: già sapendo che una gamma di modelli subirà l'effetto dell'ecotassa sui costi dell'immatricolazione, è lecito supporre che l'attenzione dei consumatori si rivolgerà a case e modelli non italiani o comunque non prodotti nel nostro Paese, creando un ulteriore presupposto di incertezza. È quanto temono, appunto, gli industriali dell'automotive che preferiscono tenere in questa fase la bocca chiusa ma che lasciano trasparire tutta la loro preoccupazione. Un sentimento, peraltro, comunque ai lavoratori e ai loro rappresentanti sindacali. Dice ad esempio Marco Bentivogli, segretario nazionale della Fim Cisl: «Da tempo come sindacato avevamo incalzato i produttori sulla necessità di accelerare la transazione verso l'elettrico: ora che avevamo raggiunto un'intesa con Fca e i lavoratori, il governo sta rischiando di far saltare tutto. Occorrono infatti almeno 20 mesi per avere i risultati».

Il sindacato parla dell'ecotassa come di «un suicidio di Stato» per l'industria automobilistica italiana e sollecita un nuovo tavolo con i vertici di Fca per capire dove e come il ripensamento del piano quinquennale sarà attuato. Intanto va ricordato che per il decreto interministeriale attuativo della nuova legge i ministeri dello Sviluppo economico, delle Infrastrutture e dell'Economia hanno meno di due mesi di tempo dal momento che il meccanismo sarà in vigore dall'1 marzo e fino al 31 dicembre 2021. E che ci sia bisogno di capire quali auto verranno effettivamente colpite è ovviamente una necessità anche per Fca e per le sue eventuali nuove strategie oltre che per i consumatori (e le loro tasche). Il fatto che ci siano motori che indipendentemente dalla cilindrata producono Co2 superiore ai 160 g/km, il limite stabilito dalla contestatissima norma, complica infatti moltissimo le cose: ieri ad esempio un report della Fim Cisl ha evidenziato che anche una versione della Panda dovrebbe finire tra i modelli tassati (la Panda Easy 1.2) al pari della Jeep Renegade 1600, prodotta a Melfi, che vende 40mila esemplari all'anno e che sicuramente può essere definita un'auto popolare.
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