«Undici», la stella Parthenope intreccia arte e scrittura in una raccolta di racconti

«Undici», la stella Parthenope intreccia arte e scrittura in una raccolta di racconti
di Donatella Trotta
Venerdì 19 Ottobre 2018, 13:40
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Un cortocircuito creativo. Attivato da undici lavori di una coppia di artisti che vivono in Francia: la napoletana Maria Chiara Di Domenico - formatasi all’Accademia di Belle Arti con Guglielmo Longobardo - e lo scultore e pittore iracheno Ahmed Al Safi, discepolo del Maestro Ismail Fattah. Una irradiazione sinestetica, sprigionata da opere a tecnica mista di forte impatto emotivo (acquerello, acrilico e collage) che hanno interpellato la sensibilità di undici intellettuali, dal Nord al Sud dell’Italia (Giorgio Dell’Arti, Barbara Garlaschelli, Mario R. Bianco, Marilina Giaquinta, Laura Costantini & Loredana Falcone, Antonella Ossorio, Giovanna Mozzillo, Simonetta Santamaria, Aldo Putignano, Elonora Puntillo, Maurizio Ponticello) stimolati da quelle 11 opere - materiche, pastose, policrome, astratte o figurative in una stilizzazione evocativa – a comporre altrettanti racconti: attingendo alla fonte dei sogni e dei ricordi personali, allo scrigno di fantasie visionarie, al repertorio di echi classici e mitologici, alla galleria di un’attualità a tratti lacerante.
 
Si intitola non a caso Undici l’originale libro corale d’arte e d’artisti curato da Paola Pozzi e Francesco Di Domenico, nuovo titolo appena uscito per Edizioni FrameArsArtes di Napoli, che sarà presentato sabato 20 ottobre alle ore 11 al Blu di Prussia (via Filangieri 42). «Undici nasce a Napoli perché è il numero di questa città che le fu dato dopo la scoperta fatta dagli scienziati dell’Osservatorio Astronomico di Capodimonte nel 1850 di una nuova stella: 11 Parthenope, ed è quindi un numero magico con tante declinazioni e buoni auspici», spiega Di Domenico, scrittore, vincitore del Premio Troisi nel 2011 e direttore di un progetto editoriale ideato e realizzato dall’architetto Paola Pozzi, donna vulcanica dalle molte passioni civili, che dallo spazio indipendente di arte contemporanea - galleria culturale a tutto tondo, accogliente casa del sogno di un’arte totale e fucina di promozione di talenti - da lei creato al Corso Vittorio Emanuele 423, ha ideato una sigla altrettanto indipendente per la pubblicazione di libri che (come il precedente titolo, Maria la Bailadora alla battaglia di Lepanto di Armida Parisi, con le illustrazioni di Daniela Valentino e la performance di Giorgia Palombi), dia ospitalità all’incrocio di linguaggi e di sguardi. In una reciproca fecondazione tra immagini e parole, segni e sogni, gesti e silenzi.
 
Ne è testimonianza concreta la raccolta di racconti Undici: dove l’incipit artistico delle opere scelte da Pozzi diventa molto più di una ispirazione iniziale per gli scrittori e le scrittrici interpellati da Di Domenico: irrompe nella pagina come segno che chiama il pensiero, s’intreccia al fluire delle parole e richiama un’emozione, tra frammenti non soltanto decorativi che si ricompongono, al termine di ogni racconto, nell’opera originale dei due artisti, insieme «icona e cover della loro storia, finestra estetica incombente». E al di là dei differenti contenuti e delle diverse cifre stilistiche delle narrazioni, specchio della personalità e dell’esperienza di ciascun autore che in questo caleidoscopico prisma narra(t)tivo rifrangono microstorie interiori e macroStoria di grandi eventi - che segnano coscienze individuali e collettive in un fluire a tratti sommesso, altre volte più impetuoso, in prima o in terza persona - il progetto condiviso in una scia peraltro non nuova, da Oriente a Occidente, di libri d’artista e opere tra pittura e scrittura sembra propiziare - soprattutto - l’invito a coltivare un pensiero divergente, a ricomporre una “grammatica della fantasia” per adulti e a dare spazio alle utopie particolarmente necessarie, in epoca di pensiero unico, omologazione galoppante e derive dell’immaginario a tutto vantaggio dei populismi, di rinascenti razzismi e chiusure xenofobe. La stella Parthenope 11, invece, lascia baluginare la luce di una libertà creativa che forse resta l’unico antidoto al veleno delle dittature di qualunque segno.
 
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