Napoli, madreterra del femminile mediterraneo: la seconda edizione dell'Art Performing Festival

Napoli, madreterra del femminile mediterraneo: la seconda edizione dell'Art Performing Festival
di Donatella Trotta
Venerdì 14 Luglio 2017, 12:10
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Napoli terra madre. Culla dell’eterno femminino. E crocevia (mittel)mediterraneo, riverberato dal magnetismo ambientale di antichi siti echeggianti civiltà diverse. Per un mese, la città diventa centro strategico delle arti performative internazionali con la seconda edizione dell’Art Performing Festival: il Festival delle arti performative ideato e organizzato da Gianni Nappa - con la co-curatela di Celeste Ianniciello, Ulderico e Valerio Falcone - e non a caso dedicato, quest’anno, al tema «madreterra/ femminile/ mediterraneo», incarnato anche dalla madrina della rassegna, Barbara Petrillo.
 
Una manifestazione - promossa dallo studio di marketing e comunicazione GlobalStrategies di Ester Esposito, in collaborazione con gli assessorati alla Cultura, al Turismo e ai Giovani del Comune di Napoli, guidati da Nino Daniele ed Alessandra Clemente – che  declina, in un caleidoscopio di mostre e momenti espositivi collaterali, performances, azioni di video art, musica, sperimentazioni e documentazioni cinematografiche, un fitto calendario di eventi, in diversi luoghi della città: da Palazzo Caracciolo all’Ippodromo di Agnano, dalla Napoli Sotterranea a Palazzo Real Monte Manso di Scala, dalla Biblioteca di Area Umanistica Brau alla Galleria Principe di Napoli, dall’Avamposto Numero Zero di via Sedile di Porto alla Tenuta di Monte Sant’Angelo, dal teatro TRAM di Port’Alba all’H2 Note di via Bellini, da WESPACE di Vico Vasto a Chiaia al PAN fino a Castel dell’Ovo, dove si è appena si è inaugurata la grande mostra collettiva MART (fino al 7 agosto, nelle sale espositive al primo e secondo piano) che espone opere, installazioni, video, fotografie, dipinti, sculture e performance di numerosi artisti italiani e stranieri. Con un’attenzione particolare ad autrici ed autori emergenti, di nazionalità diverse, giovani e meno giovani: «Accomunati dalla capacità – spiega Gianni Nappa, curatore e direttore artistico del Festival – di una correlazione forte tra humus dei siti, pubblico e rappresentazioni, che alla centralità del corpo in movimento associano la multidisciplinarità dei linguaggi del contemporaneo, tra arti visive, video art, body art e azioni performative anche estreme».
 
Intento del festival? «Mettere in evidenza un trittico di temi portanti del dibattito culturale contemporaneo, attraverso l’interpretazione di alcune pratiche artistiche interpellate dai concetti del femminile, ancora in lotta per una parità di genere e spesso vittima di violenza; della madre terra, intesa come natura a rischio da salvaguardare contro l’inquinamento e gli ecodisastri ambientali; e del Mediterraneo, mare “materno” per eccellenza, ma anche cimitero per molti migranti in viaggi della speranza che si trasformano in itinerari di morte» aggiunge Nappa, critico e studioso d’arte formatosi all’Accademia di Belle Arti di Napoli con maestri come lo scenografo costruttivista Albino Ottaiano, oltre all’”imprinting” ricevuto dal pittore e fotografo Giuseppe Desiato: «quasi una “matrice” – sorride - generativa dell’idea del Festival, che si propone come uno spazio itinerante e (inter)attivo per la memoria (del) femminile - migrante, materna, liquida, rivoluzionaria - e per le espressioni ispirate alla madre terra - patrimonio naturale, ecologia, animalità - articolate nella contemporaneità estetica e performativa della regione mediterranea: area qui riconosciuta come luogo critico di infiniti incontri, ospite di molteplici appartenenze, e matrice di nuove possibilità e sfide culturali».
 
Dopo la serata di presentazione il 5 luglio, una performance pre-festival l’8 luglio e l’inaugurazione di MART a Castel dell’Ovo, la rassegna entra così nel vivo venerdì 14 luglio (dalle ore 16 alle 22) a Palazzo Real Monte Manso di Scala, con una performance in collaborazione con ARTESTESA che vedrà in azione Ulderico, Giò di Sera, la ceca Jana Kasalova, i sudcoreani Park Kyeong Hwa e Gim Gwang Cheol (che si esibiranno anche domenica 16 luglio alle ore 20 a Palazzo Caracciolo), Massimiliano Mirabella, Loredana Galante, Salvatore Cantalupo e altri, impegnati con diversi codici espressivi su femminile, madre terra e Mediterraneo. Sabato 15 luglio (ore 21) sarà poi la volta, in una serata all’Ippodromo, della giovanissima Morena Rossi, 19enne artista di body painting che studia all’Accademia di Napoli, mentre alla Brau di piazza Bellini prosegue la personale di Mariano Goglia, che espone fino al 18 luglio le sue sculture ispirate dalla Madreterra. E se dal 19 al 21 luglio la sala proiezione loft al piano terra del PAN sarà teatro di tre giorni di rassegna di Video Art, martedì 18 luglio, dalle 9 alle 20, si celebrerà laicamente una Giornata per la Pace Globale con un susseguirsi di momenti di meditazione e spiritualità di differenti tradizioni culturali orientali che vedranno protagonisti, tra gli altri, Sachjot Kaur Notturno Antonella, Fabio Biodpi Della Ratta, Ina Ripari e Rita Esposito (interpreti del mito di Medea), Loredana Iafrate, Gino Sansone, Viviana Perrella, Vittorio Carità e Giorgia Di Lorenzo.
 
Il calendario prosegue con un susseguirsi di eventi fuori dell’ordinario (info sul programma: 347 5452737), che coinvolgono artisti provenienti da tutto il mondo, attratti da Napoli come luogo privilegiato per l’arte contemporanea. Un festival giovane, ma forte dell’esperienza collaudata nella prima edizione, che in maniera pioneristica ha visto gli organizzatori avventurarsi in un terreno non facile, e in un momento non felice per l’economia occidentale e la cultura, accompagnati dalla loro grande passione per l’arte e per la propria terra e dal comune riconoscimento del ruolo di polo culturale mondiale alla città. Un appuntamento annuale che, con il lavoro indipendente del curatore, invita ad essere protagonisti del proprio tempo in maniera concreta, con l’apporto del corpo nelle arti visive attraverso azioni che, sottolinea Gianni Nappa, «non si comprano, non si vendono, ma si vivono. Dando un senso critico al presente». E – al di fuori e oltre il mercato dell’arte contemporanea – offrono così una manifestazione che può incidere anche sul tessuto sociale del territorio, con una maggiore incisività delle politiche di comunicazione e di incoming turistico.
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