L'avventura intellettuale di Mazzei, orientalista oltre gli stereotipi

L'avventura intellettuale di Mazzei, orientalista oltre gli stereotipi
di Donatella Trotta
Domenica 14 Maggio 2017, 23:58
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L’orientalista Franco Mazzei è un carismatico “ottimista della volontà” di origini salentine e vocazione cosmopolita. Classe 1939, sprigiona intatte energie vulcaniche capaci di fondere la vastità delle sue competenze specialistiche, e delle sue passioni di ampio respiro, con il fuoco sempre acceso della curiosità intellettuale, del rigore scientifico e – soprattutto - di una propensione empatica al dialogo senza il quale non può realizzarsi alcuna relazione autentica: basata sulla conoscenza reciproca, nel rispetto delle diversità, e sul concreto scambio di esperienze.

Non stupisce dunque l’alta temperatura emotiva talora irrituale di una corposa raccolta di saggi appena pubblicati, in suo omaggio e a cura di Giorgio Amitrano e Noemi Lanna,  dall’università L’Orientale di Napoli (DAAM, Dipartimento Asia, Africa e Mediterraneo, Series Minor LXXXI), con il titolo Nuovi orizzonti ermeneutici dell’orientalismo. Studi in onore di Franco Mazzei (pp. 445, euro 25: la presentazione lunedì 15 maggio alle ore 16 nella sede del rettorato dell’Orientale a Palazzo Du Mesnil, in via Chiatamone 61/62; dopo i saluti istituzionali della rettrice Elda Morlicchio e del direttore del DAAM, Michele Bernardini, interventi di Biagio De Giovanni, Massimo Galluppi e Lida Viganoni). Un volume che sin dalle premesse (di Roberto Tottoli e Rosario Sommella), attraverso i contributi specialistici di oltre trenta autorevoli studiosi, in prevalenza yamatologi e sinologi (tra i quali Luisa Bienati, Adriana Boscaro, Lucia Caterina, Maria Teresa Orsi, Chiara Ghidini, Cristina Pisciotta, Maurizia Sacchetti, Ikuko Sagiyama, Tetsuo Sakamoto, Adolfo Tamburello), fino ad alcune testimonianze chiave (come quella conclusiva dello stesso Amitrano e dell’economista Vittorio Volpi, che definisce Mazzei «un uomo del Rinascimento tra noi»), offre infatti ai lettori una doppia opportunità.

Da un lato, la possibilità di ripercorrere la singolarità dell’incessante magistero accademico di Mazzei, proiettato a ripensare in concreto l’orientalismo - oltre gli stereotipi di certa tradizione esotizzante e i retaggi critici di posizioni come quella delineata, nel 1978, da Edward W. Said – declinandolo anche in un impegno “militante” nelle Relazioni internazionali, con numerosi ruoli strategici in diverse istituzioni e nel mondo diplomatico; dall’altro lato, la possibilità di verificare, attraverso un significativo e aggiornato mosaico, lo “stato dell’arte” delle ricerche sull’Asia Orientale tout court attraverso una molteplicità di temi e con una prospettiva che coniuga – nel solco della lezione di Mazzei, innovatore della vocazione originaria dell’ateneo napoletano dove si è laureato – scienze sociali e studi areali, analisi di natura filologica e storica con aperture alla modernità e all’attualità politica e sociale: in un orizzonte globale particolarmente prezioso, di questi tempi.

Il perché lo spiega bene Amitrano, fine nipponista: se per Carlo Rovelli la scienza non è la ricerca di assolute certezze, ma è l’apprendere a gestire l’incertezza, sottolinea lo studioso, così «l’ermeneutica di Mazzei non è rivolta a trovare assolute certezze, ma a gestire il confronto tra attori divisi dalle culture ma uniti dalla globalizzazione»; in tale ottica, «la gestione della diversità culturale» è «il tema che attraversa tutti i suoi studi», con un «pragmatismo che si trasforma in metodo, e quindi in teoria. Ma a partire da esigenze concrete». Non solo. Per Mazzei, docente ed esperto di Storia, civiltà  e Istituzioni dell’Estremo Oriente, Storia moderna del Giappone, World politics, Relazioni Internazionali, Geopolitica e geoeconomia dell’Estremo Oriente, Storia e istituzioni dell’Asia e della Cina, la parola “cultura” va declinata al plurale per stabilire una relazione dialettica con l’alterità, anche la più radicale, attraverso un approccio aperto e ricettivo come quello di Alessandro Valignano, il gesuita e maestro di Matteo Ricci che praticò l’inculturazione anziché l’acculturazione.

Non a caso l’avventura intellettuale post-moderna di Mazzei, punto di riferimento per molti – dalla comunità di studenti e studiosi fino alla Farnesina – giustamente definita, nel volume, una «combinazione di acuminata lucidità intellettuale e profonda partecipazione emotiva… densa di scoperte», oltre che capace di proiettarti nel cuore del presente senza scorie di esotismo obsoleto con “l’antidoto” potente della realtà, ha giovato molto anche al ruolo dell’Italia nello scacchiere internazionale. Lo ricorda, in conclusione, Vittorio Volpi rievocando episodi salienti, per molti ambasciatori italiani dislocati in Giappone «che si sono avvalsi della sua perspicacia, del suo fiuto politico e della genialità delle sue intuizioni». Ad esempio, riuscendo ad ottenere l’endorsement del Sol Levante per l’allargamento del gruppo dei G5 a G7. E scusate se è poco.
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