Un passo indietro: dopo il Congresso di Vienna, Ferdinando IV (che dopo l'unificazione avrebbe assunto il nome di Ferdinando I) aveva riunito in un unico Stato il Regno di Napoli e il Regno di Sicilia, grazie alla Legge fondamentale del Regno delle Due Sicilie dell'8 dicembre 1816. La capitale fu inizialmente Palermo, sede secolare del Parlamento Siciliano, ma già l'anno successivo (1817) viene spostata a Napoli. Il lascito dei Borbone si trova in ordinamenti e leggi a salvaguardia del patrimonio culturale, e in reperti archeologici che giunsero a Palermo su indicazione della casa regnante.
Oggi, a distanza di poco più di duecento anni, e a chiusura dell'anno passato da Capitale italiana della cultura, l'assessorato regionale ai Beni culturali e il dipartimento dei Beni culturali presentano la mostra «Palermo capitale del Regno. I Borbone e l'archeologia a Palermo, Napoli e Pompei», organizzata dal Museo archeologico Salinas - che la ospita dal 2 dicembre al 31 marzo - in collaborazione con il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, il Parco Archeologico di Pompei e CoopCulture.
La curatela è del direttore del Salinas, Francesca Spatafora.
La mostra apre al pubblico domani, a ingresso gratuito visto che si tratta della prima domenica del mese. La mostra occupa tre saloni al primo piano del museo archeologico e racchiude una vasta selezione di opere e reperti donati all'allora Museo di Palermo dai sovrani Borbone Francesco I e Ferdinando II oltre a diverse opere provenienti da scavi finanziati dai reali a Pompei, Ercolano e Torre del Greco, prestate dal Museo archeologico nazionale di Napoli e dai Parchi archeologici di Pompei ed Ercolano.