Portale Sud, un manifesto per la poesia meridionale

Portale Sud, un manifesto per la poesia meridionale
di Donatella Trotta
Sabato 2 Dicembre 2017, 15:51
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Un progetto in divenire di «pensiero poetante», denominato Poesia Portale Sud, che parte dal Mezzogiorno. E un manifesto teorico-poetico condiviso, che riparte da Empedocle: «Unico filosofo greco di Agrigento che mise in versi la sua filosofia, spiegando la nascita del mondo e delle cose attraverso l’unione variamente mescolata di quattro elementi: fuoco, terra, acqua e aria». A sottolinearlo è Edoardo Sant’Elia, giornalista Rai, critico e poeta, che incalza ponendo due domande retoriche: «Chi l’ha detto che dalla filosofia non può germogliare la poesia? E chi l’ha detto che dalla poesia non può germogliare la filosofia?». Le risposte sono nelle suggestioni offerte da un libro corale, pubblicato dall’editrice salentina Terra d’ulivi di Emanuele Scarciglia, che intreccia quattro voci poetiche meridionali, tra loro dissimili per stile, età e timbro e tuttavia affini elettivamente in quanto ad immaginario antropologico di riferimento: Giuseppina De Rienzo, Rossella Tempesta (che da tempo propugnava la necessità di un sodalizio di e sulla poesia contemporanea nel Sud), Valerio Grutt e lo stesso Sant’Elia, curatore del volume. Il cui titolo – non a caso – è Fuoco, terra, aria, acqua: ossia, in ordine zodiacale, le suggestioni simboliche e concrete alla base di un percorso culturale lanciato giovedì, in occasione della presentazione del libro, dai quattro protagonisti presso il centro congressi della Federico II. A dialogare e a confrontarsi con i poeti del nuovo Portale Poesia Sud lo scrittore Michele Serio e l’italianista Paola Villani, con letture di Antonella Stefanucci e di Riccardo Zinna.
 

«La poesia è – io spero essa sia – un’incisione, un segno profondo, una fessura sulla superficie coriacea del mondo umano, un taglio spiraglio sulla pelle inaridita della vita senza più scandalo che è l’oggi», dice Rossella Tempesta, napoletana di sangue pugliese e spiccata vocazione lirica che, nella raccolta, dà fiato alla terra con terzine che risuonano come coaguli di versi: «Lei mi ripara/ la terra è verità./ Lei mi genera». E mentre il fuoco, «unica sezione conica rovente», ribolle nelle immagini liriche di De Rienzo, che vi sintetizza il suo approccio pluridisciplinare di scrittrice-poeta e fotografa residente tra Partenope e Procida, l’acqua sgorga e canta - con un registro tra l’intimo e l’epico - dai versi di Grutt: non a caso cofondatore, fra il resto, del Centro internazionale canzone d’autore oltre che collaboratore del Centro di poesia contemporanea dell’università di Bologna. È infine la «ruah», il soffio dello spirito, ad aleggiare nell’elemento aria affidato a Sant’Elia, che - come nelle sue precedenti raccolte di versi Il circo e Cartografia, in piena coerenza con progetti culturali come le esperienze editoriali «Il rosso e il nero» e «La freccia e il cerchio» - si esprime anche qui poematicamente, evocando una storia di tre spiriti che abitano a Bagnoli e fomentano un incontro tra un ragazzo e una ragazza.
Ma cosa si prefigge in concreto il progetto Portale Poesia Sud? «Innanzitutto – replica Sant’Elia – far emergere, oltre i vezzi, le secche e i gerghi dei modelli primo o tardo novecenteschi, un diverso modo di “sentire” e praticare la scrittura poetica: dentro la letteratura, ma oltre la letterarietà. La poesia intesa come veicolo di idee, non portaborse di significati; come radar ricettivo, non organigramma del presente; come fisiologia stilizzata del ritmo, non insistita respirazione artificiale; e come chiarezza profonda, in luogo di superflua oscurità». Già. Ma quale ruolo ha il Mezzogiorno in tale ottica, e quanto deve questo «manifesto» alla lezione di «pensiero poetante» di Giacomo Leopardi? «Il Sud è per noi un campo d’indagine privilegiato per far emergere la poesia che c’è, senza inutili trionfalismi né patetici vittimismi e senza pretese di esaustività. L’unità dei saperi, in tale ottica, è una risposta alle sfide della postmodernità, e ai suoi gerghi spesso scomposti, che rilancino invece il linguaggio non come feticcio da idolatrare, o come strumento ultimo e primo del fare poetico, ma come veicolo espressivo plasmato secondo necessità e capace di trasmettere una discutibile, icastica personalissima visione del mondo».
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