La Polonia chiede scusa a Gustaw Herling: il 2019 sarà l'anno dello scrittore

La Polonia chiede scusa a Gustaw Herling: il 2019 sarà l'anno dello scrittore
di Titti Marrone
Domenica 22 Luglio 2018, 08:30 - Ultimo agg. 15:56
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Se esistesse un paradiso laico dei giusti, lo scrittore polacco-napoletano Gustaw Herling scomparso nel luglio del 2000 starebbe lì, e oggi se la riderebbe soddisfatto, con una delle sue tipiche risate un po' cavernose. Sì, perché il Paese che negli anni del dominio sovietico aveva inserito tra i libri proibiti il suo capolavoro sul gulag, Un mondo a parte, la medesima Polonia in cui essere in possesso di una copia in samizdat del romanzo equivaleva a rischiare anni di reclusione, ha appena deciso di rendergli onore. Con 420 voti a favore e uno solo contro, il parlamento di Varsavia ha infatti deliberato che il 2019, nel centenario della nascita del grande scrittore, sarà dedicato «alla memoria di Gustaw Herling Grudzinski, uno dei più grandi scrittori polacchi del XX secolo». Cioè, i suoi scritti saranno letti, rappresentati, commentati, diffusi e discussi in una miriade di iniziative pubbliche che coinvolgeranno le scuole, le università, le biblioteche, i luoghi istituzionali più significativi del Paese.

La motivazione sottolinea l'altissimo valore della «testimonianza delle sofferenze e delle azioni di un uomo sopravvissuto ai tempi della violenza totalitaria e della crisi dei valori». E il Parlamento polacco evoca con forza proprio l'esperienza di reclusione nel gulag sul Mar Bianco ignorata in patria per cinquanta lunghissimi anni e vissuta da Herling quando, appena ventenne, aveva deciso di opporsi all'alleanza tra Germania e Urss sancita dal patto Ribbentrop-Molotov ed era stato catturato dai sovietici. Viene ricordato poi Gustaw Herling ufficiale valoroso nella infernale battaglia di Monte Cassino, cui partecipò con le truppe del generale Anders, il suo impegno nell'opposizione all'establishment comunista con la rivista polacca Kultura e in Radio Free Europe, il valore della sua fluviale opera «Diario scritto di notte» in cui, per cinquant'anni e continuando a essere censurato in patria, aveva descritto «con straordinario coraggio la tragedia di un uomo alla ricerca di verità e di ordine morale».
 
La decisione, presa da un parlamento tra i più conservatori e ultra-patriottici d'Europa, dà l'impressione di stridere con il nazionalismo accentuato e le politiche restrittive delle libertà democratiche che lo animano. La pensa così anche Marta Herling, la figlia dello scrittore e di Lidia Croce, da anni consacrata con appassionato fervore alla valorizzazione e alla conoscenza dell'opera del padre. «La motivazione votata dal parlamento polacco è bellissima e non sembra avere nulla in comune con il volto prevalente assunto oggi dalla politica del paese», commenta raggiante. «È come se lo ponesse al di sopra della stessa politica, quasi volesse dire: Gustaw Herling è intoccabile! Ed è un riconoscimento, arrivato dopo tantissimi anni di silenzio e sofferenza, che in lui avrebbe provocato una gioia immensa. Finalmente sancisce anche nella sua patria, dalla quale fu esiliato fino ai primi anni '90, il suo valore letterario e morale, peraltro sempre apprezzato dai lettori».

Per il 2019, la casa editrice Wydawnictwo literackie a Cracovia completerà la pubblicazione dell'opera omnia in 15 volumi a cura di Bolecki e il carteggio di Herling con Giedroyc, fondatore della rivista Kultura, mentre è appena uscita l'edizione polacca del Diario napoletano. Pagine che sarebbe bello vedere presto pubblicate anche in italiano, a testimonianza di un capitolo più dolce della vita del grande scrittore, dopo il matrimonio con la terzogenita di Benedetto Croce, nell'altra sua città-patria, Napoli. A questa, per una fatale alchimia della vita, Herling aderì sentendola propria, respirandone l'essenza nelle sue passeggiate e restituendola nelle tante pagine dedicate a lei e perfino negli articoli-conversazioni sul «Mattino», che ebbe il privilegio di annoverarlo tra i suoi collaboratori quando ancora presso l'intellighenzia italiana perdurava l'ostracismo contro colui che aveva rotto il silenzio sul gulag staliniano.
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