Don Michele, pressing su Moggi:
​«Devi restituirmi subito i soldi»

Don Michele, pressing su Moggi: «Devi restituirmi subito i soldi»
di Mary Liguori
Domenica 18 Marzo 2018, 08:43 - Ultimo agg. 15:43
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Che la strada degli esorcismi da Casapesenna a Roma fosse più corta di quanto geograficamente sia, lo si era capito nel momento in cui le indagini della Procura di Santa Maria Capua Vetere si sono spostate dal Tempio mariano casertano al Santuario capitolino del Divino Amore. Non era chiaro, però, perché i pm si fossero presi la briga di convocare Luciano Moggi che con don Michele Barone avrebbe fatto amicizia proprio al Divino Amore. Del legame tra l'ex direttore generale della Juventus e il sacerdote sembrano esserci tracce di lunga data ma, allo stesso tempo, apparentemente prive di aspetti che potessero solleticare un qualche interesse giudiziario. Invece, dalle intercettazioni di recente depositate, si è appreso che, mentre era controllato dalle cimici della squadra mobile, don Barone chiamò più volte Moggi per chiedergli del denaro. Anzi, per esigere l'estinzione di un debito. Soldi, dunque, che secondo l'ufficio inquirente diretto dal procuratore Maria Antonietta Troncone, il prete avrebbe prestato all'ex dg della Juve e che intendeva recuperare. Una somma non quantificata che - sempre secondo la Procura - Michele Barone riuscì a recuperare nel corso di un incontro nella casa napoletana di Luciano Moggi. Una vicenda perlomeno sorprendente che naturalmente non cambia la posizione dell'ex dirigente di calcio che non è indagato. E che infatti, venerdì, è stato sentito dai pm come persona informata sui fatti. In quella circostanza, alla luce delle intercettazioni depositate, probabilmente a Moggi è stato chiesto di spiegare a che titolo Barone pretendesse la restituzione di quel denaro. Il verbale di interrogatorio è naturalmente ancora segretato, ma sicuramente Moggi avrà fornito una spiegazione ai magistrati.
 
La vicenda che riguarda l'ex dirigente bianconero s'incastra, a ogni modo, nel quadro generale dell'inchiesta sugli abusi, sugli esorcismi non autorizzati e su presunti strani affari che sarebbero collegati ai viaggi spirituali. Cerchi concentrici che ruotano intorno alla figura di don Michele Barone, ancora in carcere, a Vallo della Lucania, per la vicenda della ragazzina maltrattata durante i rituali di «liberazione satanica». Oltre alla 14enne, secondo la Procura ci sono altre due vittime minorenni e un uomo apparentemente affetto da disabilità che compare in un video acquisito nel corso delle perquisizioni. Ma l'inchiesta, da settimane, ha imboccato anche altre direzioni. E gli inquirenti sospettano che i violenti esorcismi siano solo uno degli aspetti da approfondire. Che ci siano anche altre situazioni da ricostruire. Collegate ai pellegrinaggi a Cracovia e a Medjugorie. In quest'ultimo luogo Barone era di casa, tanto che aveva stretto un rapporto di grande amicizia con due dei sei veggenti, Vicka e Mirjana. Su questo filone, a ogni modo, l'inchiesta non è che alle fasi embrionali. Dal giorno degli arresti, i pm non hanno mai interrotto interrogatori e acquisizioni di atti e sono in corso una serie di accertamenti patrimoniali che chiariranno se effettivamente ci fosse un ritorno economico poco chiaro dalla gestione delle centinaia di pellegrini che, ciclicamente, partono dal Casertano alla volta di Medjugorie.

Intanto, mentre don Barone continua a professarsi innocente e respinge con forza l'accusa di aver maltrattato la ragazzina al centro dell'intera vicenda, la Procura ha chiesto di dichiarare l'incompatibilità del difensore Carlo Taormina per due dei tre indagati. Secondo il pool inquirente - procuratore aggiunto Alessandro Milita, sostituti Alessandro Di Vico e Daniela Pannone - il penalista non può difendere contemporaneamente il prete e i genitori della 14enne, entrambi sottoposti al divieto di avvicinamento alla minore e colpiti dalla sospensione della potestà genitoriale. Taormina avrebbe quindi rinunciato alla difesa dei genitori della ragazzina per mantenere l'incarico che concerne il sacerdote. Va detto, poi, che dopo l'ultimo interrogatorio di garanzia, l'avvocato ha annunciato attraverso l'Ansa, due giorni fa, che Barone è intenzionato a querelare il vescovo di Aversa, Angelo Spinillo, che ha sempre sostenuto di non aver mai autorizzato don Michele a praticare gli esorcismi, e don Carlo Dell'Aversano, l'esorcista della stessa Diocesi che in Procura ha parlato di presunti abusi commessi da don Michele nei confronti di alcune donne. Circostanze che Dell'Aversano avrebbe appreso in confessione e che vanno a infoltire il già complesso quadro di un'inchiesta che sembra riservare un colpo di scena al giorno.

Entrambi i religiosi sono stati interrogati in Procura nelle settimane scorse perché ritenuti informati sui fatti. Il vescovo Spinillo ha sostenuto di avere preso provvedimenti nei confronti del prete nel momento in cui ha appreso che eseguiva rituali per i quali non era autorizzato. L'esorcista Dell'Aversano ha invece parlato delle donne che, in confessionale, gli avrebbero raccontato di essere rimaste turbate dalle strane pratiche di benedizione di don Barone. Circostanze tutte da chiarire, vicende ancora avvolte da silenzi e dubbi e inseguite da voci insistenti, secondo le quali, ciò che accadeva da anni a Casapesenna era una sorta di segreto di Pulcinella. Qualcosa che in Curia «non potevano non sapere» in quanto sia don Barone che altri sacerdoti sono conosciuti in tutta la Campania proprio perché esperti nel praticare rituali di liberazione dal diavolo.
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