Niente bonifica dopo rogo rifiuti,
​a processo il sindaco di Bellona

Niente bonifica dopo rogo rifiuti, a processo il sindaco di Bellona
Mercoledì 7 Novembre 2018, 14:46 - Ultimo agg. 14:49
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Il gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha disposto il rinvio a giudizio del sindaco di Bellona Filippo Abbate e di altre quattro persone, accusati di abuso d'ufficio e omissioni di atti d'ufficio, in relazione alla mancata bonifica dell'Ilside, l'impianto di trattamento dei rifiuti ormai abbandonato dopo il fallimento della società che lo gestiva, da anni sottoposto a sequestro giudiziario. Dell'Ilside ha parlato più volte, nella sua recente visita a Caserta per il rogo dello Stir, anche il ministro dell'Ambiente Sergio Costa. La Procura di Santa Maria Capua Vetere calcola che nel sito siano presenti 4.500 tonnellate di rifiuti, di cui 1500 di rifiuti urbani e speciali e 3000 di rifiuti combusti, residui ancora fumanti dei due grandi roghi che hanno interessato l'Ilside nel 2012 e nel luglio dello scorso anno. Con Abbate affronteranno il processo i funzionari comunali Luigi Fusco e Achille Gargiulo, l'imprenditore Luciano Sorbo e il socio Francesco Passaro, rispettivamente proprietario e amministratore della Esogest srl, la società che avrebbe dovuto bonificare l'Ilside dopo il primo rogo del 2012, e invece non lo ha fatto, o quanto meno ha provveduto ad effettuare - dice la Procura - appena un terzo delle opere previste e necessarie.

L'indagine è nata nel 2013 ed è stata condotta dai carabinieri del Noe; nel mirino degli inquirenti è finita l'ordinanza numero 23 del 15 novembre 2013, con cui il Comune di Bellona affidò i lavori di pulizia e bonifica dell'Ilside alla Esogest di Sorbo; per gli inquirenti l'affidamento sarebbe stato illegittimo, in quanto il Comune non avrebbe effettuato alcuna valutazione dei requisiti soggettivi posseduti dall'Esogest né avrebbe proceduto all'esatta determinazione del contenuto e delle modalità di affidamento, che sarebbe stato dunque effettuato solo per consentire alla società di «lucrare sull'attività in questione in assenza di un'effettiva controprestazione». Peraltro sull'ordinanza comunale si è prenunciato anche il Tar della Campania, che nell'agosto del 2014 l'ha dichiarata legittima, almeno sotto il profilo amministrativo, affermando che è stata giusta la decisione di non attivare la procedura ad evidenza pubblica per la scelta dell'azienda appaltatrice in quanto c'era la necessità di rimuovere immediatamente i rifiuti combusti, a tutela della salute pubblica.

«Quell'ordinanza finita nel mirino dei magistrati - dice oggi Abbate - la rifirmerei un'altra volta, perchè fu emessa solo per tutelare la salute dei miei concittadini. Peccato che né il Ministero dell'Ambiente né la Regione si siano mai veramente interessati alla vicenda; ogni volta che ho chiesto fondi per la bonifica ho trovato sempre porte chiuse». «Rispetto il lavoro della Procura - prosegue Abbate - ma mi sembra strano che nessun procedimento penale sia stato instaurato contro la proprietà dell'Ilside, che non ha ottemperato né all'ordine della stessa Procura di Santa Maria Capua Vetere né alla mia ordinanza; ad oggi non si sa ancora a chi la società fa capo realmente. E nel processo che dovrà iniziare a febbraio 2019 mi troverò contro proprio i rappresentanti di queste persone, che si sono costituiti parte civile». Peraltro qualche mese fa è stata avviata dal Comune di Bellona la caratterizzazione dei rifiuti presenti nell'impianto, ed è stato presentato alla Regione il piano per la rimozione.
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