Imprenditore ucciso in Campania, il racconto choc: «Mi doveva altri 100 euro, ho perso la testa e ho sparato»

Imprenditore ucciso in Campania, il racconto choc: «Mi doveva altri 100 euro, ho perso la testa e ho sparato»
di Nicola Rosselli
Domenica 25 Febbraio 2018, 15:56 - Ultimo agg. 26 Febbraio, 10:32
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Cinque colpi esplosi in rapida successione alla faccia e al torace. Cinque colpi esplosi con rabbia. Cinque colpi esplosi per uccidere. Cinque colpi esplosi per un debito da cento euro e per tanti litigi dovuti sia al rapporto di lavoro che di vicinato. Erano le 18 di ieri, quando in via Roma 13 a Frignano, in un vecchio stabile del centro storico, è scoppiata l'ennesima lite tra un piccolo padroncino che aveva una piccola impresa di trasporti e un suo dipendente che era suo vicino di pianerottolo. Proprio per questa vicinanza tra i due vi erano state altre liti per motivi condominiali. A farne le spese Nicola Sabatino, 55 anni. Vito Recchimursi, 51 anni, con piccoli precedenti per furti avvenuti in gioventù, il suo assassino. L'uomo dopo l'efferato omicidio ha atteso nel suo appartamento che giungessero sul posto gli agenti del commissariato di Aversa, che, agli ordini del dirigente Paolo Iodice, lo hanno preso in custodia e portato presso gli uffici della polizia aversana in via San Lorenzo. Omicidio annunziato. Erano anni, infatti, che tra Sabatino e Recchimursi andavano avanti con liti per i motivi più futili. Dal parcheggio dell'auto al pagamento delle spese condominiali. A placare la situazione nemmeno il rapporto di lavoro tra i due. Anzi, la situazione era ancora più tesa sino a giungere all'epilogo di ieri pomeriggio. Ogni volta che i due si incontravano, oramai, volavano parole grosse. Causa del contendere, questa volta, un presunto debito di lavoro che Nicola Sabatino avrebbe avuto nei confronti di Vito Recchimursi. Si parla di seicento euro che il datore di lavoro avrebbe dovuto dare al suo dipendente. Ne avrebbe dati cinquecento. Erano rimasti quei cento euro che il Recchimursi chiedeva e che Sabatino non voleva concedere.

Ieri pomeriggio le due famiglie si incrociano sulle scale del primo piano. Dapprima volano parole grosse, poi il dipendente si arma di una pistola, un piccolo revolver calibro 22 illegalmente detenuto e sul quale sono in corso esami per individuarne la provenienza, ed esplode cinque colpi in rapida successione. Cinque colpi che vanno tutti a segno tra torace e capo e provocano la morte istantanea dell'uomo. Una scena che si sviluppa rapidamente sotto gli occhi increduli e sbigottiti dei familiari dei due protagonisti.

Dopo aver sparato Recchimursi si porta nella sua abitazione e attende l'arrivo dei poliziotti al quale si consegna dando loro anche l'arma del delitto. Semplice per gli uomini del dirigente Iodice ricostruire quanto avvenuto. La scena si è svolta sotto gli occhi di diverse persone, tutte coinvolte, chi perché familiare della vittima, chi familiare dell'assassino. Persone che si conoscono bene, che hanno abitato sino ad ieri sullo stesso pianerottolo. Una convivenza che ora non potrà essere più possibile dopo quanto avvenuto.

Nella tarda serata di ieri, dopo l'interrogatorio di rito presso il commissariato, su disposizione dei magistrati della competente procura della repubblica presso il tribunale di Napoli Nord di Aversa, è stato trasferito presso la casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere. Sarà ascoltato nei prossimi giorni dai magistrati sopratutto in ordine al possesso dell'arma clandestina per individuare eventuali altre responsabilità.

 

Un episodio analogo, ma di portata più grave, una vera e propria strage, era avvenuta nella vicina Trentola Ducenta il 22 luglio di tre anni fa. Quel giorno un agente di polizia penitenziaria, Luciano Pezzella, scaricò l'intero caricatore della sua pistola d'ordinanza contro i vicini di casa e addosso ad un loro cliente. Una strage. Gravissimo il bilancio: quattro le vittime. Michele Verde, 61 anni, sua moglie, Vincenza Caiazza, 58 anni, e il primogenito della coppia, Pietro, 31 anni, morirono sul colpo mentre Francesco Pinestro, 37enne di San Marcellino, arrivò in gravissime condizioni in ospedale morendo poco dopo.
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