Massaro si difende: «Non ho dato l'auto ai killer del pastore di Frasso Telesino»

Massaro si difende: «Non ho dato l'auto ai killer del pastore di Frasso Telesino»
di Enrico Marra
Domenica 30 Dicembre 2018, 15:41
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«Non ho fornito l'auto ai killer, dell'omicidio non so nulla». Una difesa meticolosa quella di Giuseppe Massaro, 55 anni, di Sant'Agata de' Goti, da venerdì mattina in carcere con l'accusa di concorso nell'omicidio di Giuseppe Matarazzo, il pastore di 45 anni ucciso il 19 luglio con due colpi di pistola all'esterno della sua abitazione di Frasso Telesino. Ha impiegato circa due ore Massaro ieri mattina per respingere le accuse che gli vengono mosse. Lo ha fatto nel corso di un interrogatorio da parte del Gip Flavio Cusani, che ha firmato per lui come per l'altro imputato Generoso Nasta, 30 anni, di San Felice a Cancello (Caserta), le ordinanze di custodia cautelare. All'interrogatorio hanno partecipato anche il sostituto procuratore Francesco Sansobrino, che dal primo momento ha coordinato le indagini portate avanti dal Reparto operativo del comando provinciale dei carabinieri, e il difensore dell'imputato Alessandro Della Ratta.

LE CONTESTAZIONI
La prima contestazione riguardava l'utilizzo della Fiat Croma, intestata alla moglie ma adoperata da Massaro, veicolo utilizzato, secondo l'accusa, per compiere il delitto. Tra l'altro la presenza dell'auto per più giorni in zona è stata rilevata dal Gps. «La mia auto - ha sostenuto l'imputato - era presente nel territorio di Frasso Telesino il 17 e 18 luglio perché avevo avuto l'incarico dagli organizzatori della sagra che si svolge a Sant'Agata di verificare se in quel paese erano stati affissi i manifesti per pubblicizzarla». Inoltre ha sostenuto che la sua pistola, una Magnum 357, sequestrata dai carabinieri per inadempienze amministrative, è stata da lui custodita sempre in cassaforte e non è stata mai data a qualcuno. Ha fornito anche una spiegazione circa i documenti falsificati di cui parla in alcune telefonate. Un elemento che ha fatto ritenere agli inquirenti che Massaro potesse progettare una fuga, tenuto conto che in altre telefonate mostrava enorme preoccupazioni per eventuali provvedimenti giudiziari.

I DOCUMENTI
«I documenti - ha sostenuto - dovevano servire per far giungere in Italia alcuni connazionali di un mio amico albanese. Inoltre ero preoccupato per una vicenda giudiziaria di estorsione che mi vede coinvolto. E questa preoccupazione ho espresso anche a Generoso Nista che conosco da tempo perché abbiamo fatto in passato lavori in campagna». Massaro ha fornito anche una spiegazione su alcuni versamenti in banca per un ammontare in totale di circa 10mila euro fatti nel corso di mesi dalla figlia. Si tratta, a suo dire, di denaro avuto da parenti, e avendo subito un furto, regolarmente denunciato, ha preferito non tenerli in casa. Il difensore Della Ratta ha poi rilevato delle incongruenze nelle rilevazioni del Gps sulla Fiat Croma. Tali rilevazioni si fermano il giorno del delitto alle 18,31. Il delitto invece era avvenuto intorno alle 20,20. Gli inquirenti sostengono nelle contestazioni che l'orario è sfalsato di due ore e ciò in base alla indicazioni fornite dalla ditta che gestisce l'apparecchiatura. Altri elementi d'incertezza sono stati avanzati dal legale circa le dichiarazioni di chi ha avuto modo di rilevare il numero di targa dell'auto. Per tutti questi motivi il difensore ha chiesto la concessione degli arresti domiciliari. Inoltre ha preannunziato un ricorso anche al Riesame. Ricorso che sarà presentato anche da Orlando Sgambati, difensore di Nasta, avvalsosi della facoltà di rispondere.

LE REAZIONI
Sui due arresti, intanto, interviene anche il segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Aldo Di Giacomo il quale afferma che la pena media per gli imputati di violenze sessuali su donne e minori è pari a cinque anni e nel 17 per cento dei casi è al di sotto dei tre anni. «Di fronte a questi dati - dice - bisogna dare risposte con procedimenti giudiziari più veloci e pene più severe».
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