Cresime e soldi in cambio di voti,
l'ultima frontiera della corruzione

Cresime e soldi in cambio di voti, l'ultima frontiera della corruzione
di Mary Liguori
Giovedì 13 Dicembre 2018, 07:00 - Ultimo agg. 15:58
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La nuova frontiera della corruzione elettorale varca anche le sacre mura delle parrocchie. Dove chi ha più santi spesso non va proprio in paradiso, ma almeno evita i noiosi corsi di catechismo per prendere la cresima. Alla base della nuova bufera giudiziaria sul Comune di Maddaloni, dove quattro persone sono finite agli arresti, il sindaco Andrea De Filippo è indagato e per tutti l'accusa è la corruzione elettorale aggravata dal metodo mafioso, non ci sono solo i metodi «classici» di compravendita di voti. Non solo, quindi, denaro e promessa di posti di lavoro, ma anche una raccomandazione per farsi impartire la cresima senza dover frequentare un anno di lezioni. I fatti, per quanto sorprendenti, sono agli atti dell'ordinanza del gip Anna Laura Alfano su richiesta del pm Luigi Landolfi del pool di Luigi Frunzio, Procura di Napoli, in capo a Giovanni Melillo. Nel corso dell'indagine, la via all'indomani della vittoria schiacciante del sindaco De Filippo, finiscono sotto intercettazione i familiari del boss Antonio Esposito, in carcere con condanna all'ergastolo per omicidio, la cui sorella, Teresa, è candidata con una lista a supporto del sindaco eletto. La donna conquista quasi 300 preferenze, ma non lo scranno in consiglio comunale, ma secondo la Dda, per arrivare alla elezione, le ha provate veramente tutte. Non solo ha fatto leva sulla caratura criminale del fratello, che della di lei carriera politica s'informa quando la madre lo va a trovare in carcere, ma anche elargendo del denaro. Voti a 20 euro, come si evince dalle intercettazioni. «Tere', devi cacciare altri 20 euro», dice un elettore. Teresa annuisce e il fratello Giovanni a un altro chiede di «fotografare la scheda». Da ieri è agli arresti come l'altro fratello, Eduardo, e la madre, Carmela Di Caprio.
 
Al netto dei soldi e della promessa di posti di lavoro, c'è uno scenario che porta alla parrocchia «SS. Annunziata» di Arzano dove il sacerdote Raffaele D'Onofrio ha impartito, su sollecitazione di Ciro Pisano, diacono, la cresima ad alcuni cittadini di Maddaloni. Dal registro dei cresimati si scopre che il 20 maggio scorso sono dieci i maddalonesi cui è stato concesso il sacramento. E in proposito, dice Giovanni Esposito: «Dieci cresime fatte fare dalla sera alla mattina... un altro po' non prendiamo nemmeno un voto...». Per gli inquirenti questa frase apre un mondo. Esposito si serve del diacono amico per consentire alle persone cui chiede il voto per sua sorella di ricevere il sacramento senza frequentare il corso. «Dalla sera alla mattina», dice, appunto. Ma non è tutto. Il fratello di Salvatore Esposito, l'imprenditore che accusa il sindaco De Filippo di avergli promesso controlli vessatori ai danni delle ditte a lui concorrenti in cambio di un pacchetto di voti, ammette che anche sua figlia è riuscita a cresimarsi così. «Per non frequentare il corso annuale, ma solo quattro incontri di domenica, è intervenuto Giovanni Esposito». Ovviamente non ci sono rilievi penali in questo aspetto della vicenda, ma il gip ricostruisce il mercimonio delle cresime per cristallizzare i metodi utilizzati per far voti nelle palazzine popolari di Maddaloni, feudo del clan Esposito e crocevia del traffico di droga.

Va detto che il tratto distintivo degli Esposito è la ferocia. Il boss ha ucciso con le sue mani almeno due persone. In un caso ha però ricevuto un risarcimento per ingiusta detenzione, salvo venire accusato di nuovo per lo stesso delitto e farla poi franca per il principio del ne bis in idem. La condanna per il secondo delitto è invece arrivata. E suo fratello, in aula, promise al pm Landolfi che gli avrebbe «tagliato la testa». Dalle intercettazioni s'evince che anche che il capoclan ce l'ha con il magistrato. «Questo pubblico ministero, non so cosa si è messo in testa», dice furioso Antonio Esposito quando scopre che il pm indaga anche su sua sorella.
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