Il camionista casertano eroe di Bologna: «Così ho salvato gli altri dall'inferno di fuoco»

Il camionista casertano eroe di Bologna: «Così ho salvato gli altri dall'inferno di fuoco»
di ​Riccardo Stravino
Martedì 7 Agosto 2018, 22:52 - Ultimo agg. 9 Agosto, 08:24
4 Minuti di Lettura

«Macinando migliaia di chilometri al giorno ho incontrato nell’arco di questi anni centinaia di incidenti. Ma mai avrei pensato di potermi trovare in una situazione del genere. Ancora non riesco a credere di essere vivo. Ringrazio Dio per avermi dato questa seconda possibilità». È un maddalonese l’autista del primo camion tamponato dall’autocisterna di gpl esplosa nel tragico incidente avvenuto lunedì poco dopo le 13 sulla tangenziale di Bologna, sul raccordo di Casalecchio all’altezza di Borgo Panigale. Antonio Verdicchio, 42 anni, di cui ventisei trascorsi su e giù per la Penisola alla guida di Tir, sa di essere un uomo fortunato. Sposato, tre figli, abita a cinquanta metri dal parcheggio di via Grotticella della ditta De Lucia per la quale lavora da diversi anni, in una stradina periferica che attraversa le campagne e che dalla frazione di Montedecoro conduce a via Cancello, dove si respira ancora un’aria di genuinità tra i suoi residenti.  
Cosa ricorda degli attimi prima dell’incidente?
«Mi sono accorto dallo specchietto retrovisore che stava arrivando un camion a velocità sostenuta. Ho avuto l’intuizione di accelerare e sterzare a destra, mentre mi trovavo incolonnato nel traffico della tangenziale. Questa manovra mi ha consentito di recuperare metri necessari, ritrovandomi così affianco all’altro autoarticolato che mi precedeva in modo da poter scendere subito dalla cabina di guida. Una volta tolta la cintura di sicurezza, appena il camion si è capovolto mi sono lanciato dall’abitacolo». 
Si sente un miracolato?
«Credo proprio di sì. Ho riportato solo la rottura del setto nasale e leggere ustioni alla schiena e alle braccia in seguito all’esplosione. Se penso al collega che mi ha tamponato e ai tanti amici che ho perso sul lavoro mi vengono i brividi».
Una volta sceso dal camion cosa ha fatto?
«Mi sono liberato e ho iniziato a urlare, gridavo a tutti quelli che si trovavano intorno al disastro di allontanarsi rapidamente. Avevo chiara la percezione di quello che sarebbe potuto accadere. Siamo del mestiere e certi incubi ce li portiamo dietro. La prontezza di scappare ci ha evitato la morte. La cisterna è esplosa in pochi minuti sprigionando un’aria irrespirabile e caldissima. Le fiamme ci hanno raggiunto nonostante ci trovassimo a duecento metri di distanza».
Chi vi ha aiutato a quel punto? 
«In quell’inferno ho trovato tanta solidarietà. Centinaia di persone ci venivano incontro con bottiglie e secchi d’acqua per bagnare i nostri vestiti che stavano andando a fuoco. Un turista tedesco mi ha portato uno spray contro le ustioni. Sono scene che non dimenticherò mai. Il suolo ha tremato cento volte più forte del terremoto dell’Ottanta».
E poi?
«Insieme all’autista della bisarca che mi precedeva, andata a fuoco con tutte le auto che trasportava, e ad altre dodici persone, tra carabinieri e poliziotti, siamo stati trasportati all’ospedale Rizzoli di Bologna dove abbiamo ricevuto le prime cure da parte dei medici. Poi in nottata mi hanno portato al Maggiore». 
Quando ha avuto il primo contatto telefonico con la sua famiglia?
«Volevo evitare che si preoccupassero e ho ritardato il più possibile questo momento. Mia moglie Giovanna mi cercava da un po’ di ore. Ha chiamato in azienda per sapere cosa stesse accadendo, conosce i miei viaggi e riesce a calcolare gli orari, stiamo insieme da una vita. Le hanno risposto che stavo scaricando. In serata ho sentito lei e i miei figli per tranquillizzarli. Volevo evitare che si mettessero in viaggio per raggiungermi». 
Questa sera (ieri, ndr) dormirà a casa, poi cosa farà?
«Mi hanno detto che devo andare comunque in ospedale a curare le bolle che ho lungo la schiena, avverto dolore anche se mi sembra che non sia nulla di grave. Sarà una tappa obbligata. Poi con la famiglia mi recherò in visita all’abbazia benedettina del Santissimo Salvatore per onorare questo miracoloso 6 agosto che mi ha consegnato tanta fede. Porterò in dono la tuta che indossavo andata in fiamme». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA