Abusi, il vescovo Spinillo testimone:
«Schiaffi e sputi non sono esorcismi»

Abusi, il vescovo Spinillo testimone: «Schiaffi e sputi non sono esorcismi»
di Mary Liguori
Mercoledì 7 Novembre 2018, 09:24 - Ultimo agg. 09:53
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A fine udienza il vescovo Spinillo preferisce non commentare la sua testimonianza. Esce dal tribunale col segretario e un avvocato, ma sceglie la via del «no comment». Comprensibile, dopo un paio d'ore in cui ha dovuto ripercorrere le tappe dello scandalo su abusi ed esorcismi, orbitante intorno al sacerdote Michele Barone che ha colpito, inevitabilmente, anche la Diocesi di Aversa. Il vescovo ha ammesso che fino al 2017 non era al corrente di quanto faceva Barone e poi ha saputo degli esorcismi «pratiche piuttosto forti» e per questo ammonì il prete. Dissi alla sorella che «c'era un esorcista autorizzato e poteva rivolgersi a lui». Ma neanche dopo che la Diocesi irlandese di Ferns gli inviò una lettera in cui denunciava le «strane» pratiche di don Michele Barone, dopo averlo visto all'opera a Medjugorje, il vescovo Angelo Spinillo ritenne di dover parlare pubblicamente della faccenda. Non informò i fedeli né pensò di dover diramare una circolare che consentisse agli stessi di tenersi alla larga dalla cappellina degli esorcismi. Perché? Gli hanno chiesto gli avvocati. «Perché si sceglie sempre di confrontarsi col prete».

Come dire, i panni sporchi si lavano in famiglia. Eppure non c'era solo la famiglia «cattolica» coinvolta nel caso oggetto del controverso dibattimento in corso a Santa Maria Capua Vetere che vede imputato don Barone, il poliziotto Luigi Schettino e i genitori di una tredicenne «curata» dal prete per possessioni demoniach, ma ritenuta dai medici affetta problemi di natura psichica. Ciononostante, lo ha ammesso il vescovo ieri in udienza in qualità di persona informata dei fatti, dalla Diocesi non partì alcun altolà pubblico, «L'ho rimproverato in privato», e gli ordinò di sospendere le pratiche.
 
Spinillo ricevette un gruppo di fedeli, insieme a Barone, e tra loro c'era anche il poliziotto Luigi Schettino, ma neanche in quel caso «interdisse» pubblicamente Barone, per cui né Schettino né altri ebbero la possibilità di prendere le distanze dal sacerdote. Lo ha ricostruito rispondendo alle domande dell'avvocato Carlo De Stavola, che difende il commissario. Il poliziotto, come il vescovo, avrebbe tentato di convincere la sorella della vittima a ritirare la denuncia contro il prete. Schettino è finito ai domiciliari e poi sotto processo, il vescovo non è stato invece indagato. Spinillo ieri ha quindi dovuto spiegare perché suggerì alla sorella della vittima di ritirare l'esposto contro Barone. E come ha detto anche in precedenza, non voleva intralciare la giustizia, ma «risolvere le controversie che si erano create in quella famiglia».

Nel corso dell'udienza i sostituti procuratori Alessandro Di Vico e Daniela Pannone hanno mostrato un video in cui si vede Barone «esorcizzare» un uomo. Immagini indubbiamente forti, che però fanno sorgere qualche dubbio. È la lotta contro il diavolo, una clamorosa messa in scena o un pestaggio? Il filmato ritrae Barone mentre schiaffeggia un uomo, gli sputa addosso e gli versa in bocca dell'acqua mentre due uomini lo tengono fermo. L'uomo tossisce, vomita, cerca di ribellarsi. Pratiche che Spinillo ieri ha disconosciuto. «Queste non sono né esorcismi né preghiere», ha detto.

Quando si rivolse alle forze dell'ordine, la sorella della vittima disse di essere stata allontana dalla 13enne perché «colpevole in quanto omosessuale delle possessioni demoniache della sorella». Ieri in aula l'avvocato Camillo Irace, che difende Barone con Maurizio Zuccaro, ha chiesto al vescovo di parlare anche di questo aspetto. Spinillo ha confermato che «per la Chiesa l'omosessualità attiva è un peccato benché, negli ultimi tempi, sta assumendo in merito posizioni più progressiste».
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