«Di fronte al crocifisso la 13enne
si trasformava e parlava latino»

«Di fronte al crocifisso la 13enne si trasformava e parlava latino»
di Mary Liguori
Mercoledì 24 Ottobre 2018, 07:00
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«Nostra nipote manifestava una violenta avversione al sacro; alla vista del crocifisso si trasformava e si contorceva. Quando pregavamo, lei replicava parlando in latino con voce roca e quasi maschile, girava gli occhi all’indietro mostrando solo il bianco. Aveva una forza disumana: in un caso ha rovesciato una panca dove erano sedute due persone. Aveva le stesse reazioni anche quando trasmettevano la messa in tv». La testimonianza choc è degli zii della tredicenne presunta vittima di don Michele Barone, il prete accusato di maltrattamenti su minore e violenza sessuale su due 20enni. Udienza fiume, ieri, al tribunale di Santa Maria C.V.. I testi sono stati sentiti sia dai pm che dalle difese, avvocati Carlo De Stavola, Camillo e Amneris Irace, Maurizio Zuccaro, Giuseppe Stellato, e dalle parte civili, avvocato Rossella Calabritto. È stata un’udienza molto complessa durata sei ore perché gli zii della ragazzina che hanno ospitato lei e i genitori - sotto processo con il sacerdote - quando lasciarono la loro casa perché considerata «infestata» dai demoni, da un lato hanno dichiarato di essere stati seriamente convinti che la nipote fosse indemoniata, dall’altro hanno confermato che le preghiere di purificazione erano talvolta violente. Hanno poi aggiunto che la pressione del «piede sulla testa» da parte del prete (che per questo risponde anche di lesioni permanenti) era «dovuta al fatto che la ragazza si dimenava e bisognava bloccarla». Hanno poi aggiunto che «il collare fu messo alla ragazzina perché quando veniva bloccata per i capelli aveva dei problemi a sostenersi con il collo». Lo zio ha poi parlato delle reazioni che l’acqua santa scatenava sulla 13enne. «Diceva che le bruciava, gridava». Ma è lo stesso zio a riferire che «in un’occasione ho riempito una bottiglia d’acqua dalla fontana e le ho detto che era benedetta; gliel’ho gettata addosso: lei ha urlato lo stesso». 

Sentita ieri anche la zia di Novara che, messa in allarme dalla nipote che ha denunciato i fatti, scrisse, invano, ai servizi sociali di Maddaloni e al sindaco della sua città. «Non ho mai visto don Barone né ho mai assistito agli esorcismi, tuttavia so di quello che accadeva perché me lo ha riferito mia nipote. So però che mio cognato (papà della bambina, ndr) era violento con la moglie e in un caso ha trascinato la bambina per i capelli su per le scale per costringerla a pregare. La zia di Novara si è poi soffermata sulla questione dei farmaci sospesi, secondo l’accusa, dal prete. «So che prendeva dei medicinali che portavano alle allucinazioni», ha detto la donna. Ma ha anche detto che «prima di Barone, mia nipote era seguita da un altro sacerdote, tale don Angelo». 

Quanto al poliziotto Luigi Schettino, anch’egli alla sbarra difeso dall’avvocato Carlo De Stavola, i testimoni hanno riferito di non averlo mai visto. Il commissario era in aula e, anche invitati a riconoscerlo, gli zii che partecipavano alle preghiere hanno confermato di non averlo mai visto. Per l’accusa Schettino ha assistito ai maltrattamenti. 

In accoglimento dell’istanza dei pm Daniela Pannone e Alessandro Di Vico, il presidente Maria Chiara Francica ha sospeso i termini di custodia cautelare per don Barone che, intanto, è stato trasferito al carcere di Carinola. 
LE LACRIME
Come ogni volta, anche ieri una ressa di fedeli ha atteso lo svolgimento del processo fuori dall’aula. Tre preti inglesi sono stati autorizzati a salutare Barone. Alla vista del sacerdote sono scoppiati in lacrime. 
 
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