Faida dei ventenni tra i Casalesi,
Schiavone jr sotto torchio

Faida dei ventenni tra i Casalesi, Schiavone jr sotto torchio
di Mary Liguori
Venerdì 21 Settembre 2018, 12:30
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I segreti della famiglia non sono più al sicuro. Da quando si è pentito Nicola Schiavone, primogenito del boss Sandokan, ha riempito pagine e pagine di verbali. Tutto top secret, per ora, ma si sa che sui fratelli sta cercando di bissare perché, dice il pentito, «sono stato al 41bis dal 2010». Ma ci sono due episodi, almeno due, che risalgono al periodo precedente il suo arresto e la sua detenzione al carcere duro. Due delitti che andranno riscritti. Uno è quello di Carlo Amato, ucciso durante una festa di liceali a Santa Maria Capua Vetere. Accoltellato sotto gli occhi di centinaia di ragazzi ma nessuno all'epoca fu un grado di aiutare i carabinieri a fare giustizia tanto che il padre della vittima, Salvatore Amato, mise su un esercito per farsi giustizia da solo e dichiarò guerra ai Casalesi. Un'impresa folle, all'epoca. Era il 1999 e quelli di Casal di Principe avevano potere di vitae di morte su tutto il Casertano, fatta eccezione per l'area di Marcianise, regno incontrastato dei Belforte. Era il mese di giugno del 1999 quando Carlo Amato fu accoltellato a morte e si vociferò che in quella discoteca, quella sera, c'erano i figli di Sandokan. Nessun riscontro per gli investigatori, se non la guerra che Amato senior scatenò contro i Casalesi. Ma a vent'anni da quei fatti, Nicola Schiavone potrà finalmente fare chiarezza e spiegare chi e perché uccise Carlo e cosa accadde a Michele Della Gatta, all'epoca amico inseparabile degli Schiavone crivellato di colpi qualche giorno dopo la morte di Carlo Amato. Il messaggio che volevano far passare i Casalesi era quello di «giustizia è fatta». Ovvero «Della Gatta ha ucciso Amato e noi lo abbiamo eliminato». Fine delle ostilità. Ma non fu così. Per qualcuno i colpi di pistola contro Della Gatta furono un modo per zittirlo per sempre, perché si drogava, era vulnerabile, e poteva raccontare la vera storia della fine di Amato. E così «inguaiare» i figli di Sandokan. Dopo il suo omicidio, la storia di quel mese di giugno del 1999 parla dei cadaveri di altri quattro ventenni. Sei morti ammazzati. Per due di loro, Schiavone jr potrebbe fornire la vera ricostruzione dei fatti.
 
Per ora i verbali, come detto, sono secretati. E inizia in sordina la vita da imputato sotto protezione di Walter Schiavone. Inizia con un rinvio il primo processo che vede alla sbarra il figlio di Sandokan che ha seguito il fratello Nicola dopo il pentimento. Ieri mattina, Walter non c'era per un problema di «traduzione» dalla località protetta. Sta di fatto che la sua posizione è stata stralciata e che si tornerà in aula, per lui e per gli altri, il prossimo ottobre. Il processo in corso dinanzi al tribunale di Napoli Nord, collegio presieduto da Giuseppe Cioffi, è quello che riguarda gli stipendi che Walter e altri avrebbero continuato a percepire lo stipendio dal clan capeggiato, secondo la Dda, sempre da Francesco Schiavone Sandokan. Walter Schiavone è stato arrestato insieme ad altre 41 persone. Indagine dei pm Dda Luigi Landolfi e Vincenzo Ranieri coinvolse anche il boss ergastolano detenuto al 41bis da più di un decennio, Sandokan. Ma dal luglio scorso la famiglia Schiavone non esiste più. L'ha spaccata il pentimento del primogenito Nicola seguito dalla madre, Giuseppina Nappa, dal fratello Walter e da una delle sorelle che hanno accettato la protezione che spetta ai parenti dei collaboratori. Uno status che sembra destinato a cambiare con la Nappa forse a un passo da scelte ancor più nette. Secondo quanto trapelato, la donna avrebbe comunicato al marito la volontà di seguire Nicola in località protetta durante uno dei colloqui in carcere. Scelta dalla quale il capoclan ha preso le distanze immediatamente. Frattura insanabile destinata a infettarsi qualora altri componenti della famiglia decidessero di parlare con i magistrati. Al momento i verbali del giovane Schiavone sono secretati, ma è chiaro che ci si aspetta da lui una mole di informazioni degna del cognome che porta.
 
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