Villaggio svedese a Baia Domizia: Riesame conferma sequestro bungalow

Villaggio svedese a Baia Domizia: Riesame conferma sequestro bungalow
Mercoledì 11 Luglio 2018, 11:59 - Ultimo agg. 12:01
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Il Tribunale del Riesame di Napoli ha confermato il sequestro di circa una cinquantina di abitazioni dell'Italy Village di Baia Domizia, struttura ubicata sul litorale casertano, disposto ad inizio giugno dal Gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere per lottizzazione abusiva. Il complesso turistico, ricadente nel comune di Sessa Aurunca, è noto come «villaggio degli svedesi» vista la frequentazione internazionale. I sigilli furono posti dalla Guardia di Finanza e dai carabinieri. Molti acquirenti si sono opposti al sequestro ma i giudici del Riesame hanno dato loro torto, pur non ravvisando per i compratori il concorso nell'abuso contestato.

Secondo gli inquirenti della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere - titolare delle indagini il sostituto Domenico Musto con il coordinamento del Procuratore Maria Antonietta Troncone - il villaggio sarebbe stato oggetto di una lottizzazione abusiva posta in essere infatti dal titolare, l'imprenditore di San Cipriano d'Aversa Luigi Mennillo, che ne avrebbe cambiato destinazione d'uso, trasformandolo da complesso turistico a complesso residenziale e realizzando dunque una maxi-speculazione edilizia. Mennillo, che ha legami di parentela con la famiglia camorristica degli Schiavone di Casal di Principe, acquistò nell'ottobre 2014 l'intera quota di partecipazione de «La Serra Resort», società proprietaria del villaggio, che era stato costruito alla fine degli anni '60 in «zona residenziale turistica», sottoposta nel 2000 a vincolo turistico con apposita legge regionale.

Dagli accertamenti svolti anche tramite la consulenza voluta dal pm e realizzata dal professionista Atronne, è emerso che Mennillo, non appena entrato in possesso della struttura alberghiera, formata da 227 casette, con più operazioni catastali ha iniziato a frazionare il compendio immobiliare lasciando un corpo principale e una serie di bungalow in muratura di diversa metratura con destinazione alberghiera; una quarantina di bungalow, cui è riuscito a far dare destinazione residenziale «economica», li ha venduti a privati acquirenti come fossero normali appartamenti, ma secondo la Procura, Mennillo avrebbe voluto vendere anche tutte le altre unità presenti. Un'operazione complessa, effettuata anche con accorpamenti e fusioni di unità immobiliari confinanti, che ha trasformato la destinazione turistica del villaggio.

Secondo gli inquirenti lo scopo di Mennillo era sempre stato quello di realizzare una maxi-speculazione; infatti numerosi privati acquirenti, sentiti dai carabinieri di Sessa Aurunca, hanno confermato che Mennillo aveva fatto loro visionare le unità immobiliari già nell'estate del 2014, quando non aveva alcun titolo in quanto non era né proprietario né socio della struttura. Gli inquirenti vogliono vederci chiaro anche sull'acquisto del villaggio da parte di Mennillo, che l'avrebbe pagato appena 400mila euro a fronte di un valore accertato di 14 milioni di euro
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