«La grande truffa dei migranti»: indagato Lucano, il sindaco del modello Riace

I sindaco di Riace
I sindaco di Riace
di Serafina Morelli
Venerdì 6 Ottobre 2017, 10:48 - Ultimo agg. 7 Ottobre, 12:04
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Domenico Lucano, sindaco di Riace, il paese della Locride simbolo dell’accoglienza internazionale, è finito sotto la lente della giustizia. L’unico italiano inserito nella classifica della rivista “Fortune” tra i 50 leader più influenti al mondo, insieme a Papa Francesco, la cancelliera Angela Merkel, l’amministratore delegato di Apple Tim Cook, è oggi indagato per quel modello di ospitalità studiato in tutta Europa che ha risollevato il paesino nel cuore della Locride. Abuso d’ufficio, concussione, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche ai danni dello Stato e dell’Unione europea: questi i reati per cui risulta indagato il sindaco Lucano, dopo il blitz delle fiamme gialle negli uffici del Comune di Riace e nelle sedi delle varie associazioni che si occupano di migranti. Acquisiti atti, fatture, tutta la documentazione amministrativa, contabile e bancaria inerente i progetti di accoglienza degli stranieri a cui partecipano le associazioni in convezione con il Comune di Riace (Sprar-Cas-Minori non accompagnati) con particolare riferimento alle rendicontazioni e alle fatture giustificative delle spese sostenute dal 2014 ad oggi, nonché le documentazioni emesse dal sindaco. Sotto inchiesta anche Antonio Fernando Capone, presidente dell’associazione, simbolo dell’accoglienza, “Città Futura”. La sede è stata perquisita ieri dagli uomini della Guardia di finanza di Locri.

Progetti studiati e ammirati in tutto il mondo che oggi vengono messi in discussione. Ma non è la prima volta che l’operato del primo cittadino viene messo in discussione. Ombre che hanno spinto il sindaco, a dicembre del 2016, ad annunciare le dimissioni, poi ritirate a seguito di un consiglio comunale aperto che ha visto una partecipazione massiccia di persone provenienti da tutta la Calabria che hanno dimostrato la loro vicinanza al primo cittadino.  

Qualcuno – si diceva - vuole distruggere «l’utopia della normalità» di Lucano. Prima la relazione del prefetto di Reggio Calabria, Michele Di Bari, che annota «criticità estremamente preoccupanti, sia per gli aspetti amministrativi e organizzativi che per gli aspetti di merito, riguardanti i servizi rivolti agli stranieri, assolutamente carenti e privi di effettiva pianificazione». Poi un video su Youtube pubblicato da un nick name anonimo che vuol far credere che il sindaco abbia pilotato un appalto con i fondi arrivati dalla Regione per il dissesto idrogeologico. Poco tempo fa la visita degli ispettori del Ministero chiamati a giudicare il modello dell’accoglienza che anni fa ha colpito anche il regista tedesco Wim Wenders. Infatti proprio a Riace girò Il Volo”, un cortometraggio, per raccontare la storia dell’accoglienza, che ha fatto il giro del mondo. E anche l’attore siciliano Beppe Fiorello è rimasto attratto dal paesino della Locride dove ha girato, nei mesi di maggio e giugno, una fiction sulla storia del sindaco che è riuscito a invertire la rotta dello spopolamento proprio grazie ai progetti di accoglienza e inclusione sociale. Un’idea nata nel 1998, quando Lucano aiutò alcuni profughi curdi sbarcati sulle coste della Locride a trovare riparo e conforto, aiutato dall’intero paese che è corso in spiaggia con coperte e cibo. Da qui la sua decisione di trasformare Riace in una comunità senza barriere umane e culturali. Un paese destinato a spegnersi lentamente che, fino a pochi anni fa, contava 900 abitanti, oggi ne ha poco più di 2000. Libano, Iraq, Sudan, Palestina, Ghana, Etiopia: più di venti nazionalità che vivono e lavorano insieme agli abitanti di Riace. Adesso bisognerà attendere gli sviluppi dell’inchiesta della Procura di Locri sull’operato del sindaco di Riace. Un esempio di buona politica che oggi rischia di crollare. Questa volta la ’ndrangheta non c’entra. Ma il modello dell’accoglienza simbolo di tutto il mondo rischia ora di naufragare.

«Sono sconcertato e senza parole, ma per certi versi mi viene quasi da ridere perché non ho nessun bene nascosto.
Non possiedo niente e non ho conti segreti. Allora ben vengano i controlli su di me e che siano il più approfonditi possibili
» afferma Mimmo Lucano, sindaco di Riace commentando l'avviso di garanzia ricevuto dalla Procura di Locri che sta indagando sulla gestione del modello di accoglienza dei migranti nel paese della Locride.
«Proprio il giorno prima - sostiene Lucano - ero a Roma ed avevo risolto i problemi con Viminale e Prefettura in merito al sostengo finanziario fornito per l'esperienza dei bonus e delle borse lavoro. E ora arriva questo. Svilisce l'entusiasmo. Da 20 anni sono in prima linea cercando di sviluppare attivita collaterali per favorire l'integrazione dei migranti e la loro permanenza qui anche a conclusione dei progetti finanziati».

«Da qui - aggiunge Lucano - sono nate le fattorie didattiche, i laboratori e le botteghe artigiane. Adesso abbiamo anche aperto un asilo multietnico. Stiamo cioè cercando di favorire l'integrazione dei migranti anche a conclusione dei progetti che li riguardano e per i quali sono pagati 35 euro a persona, favorendo percorsi DI lavoro che li invoglino a rimanere. Una politica che punta anche a far crescere il territorio. Vogliono verificare - dice Lucano - la rendicontazione degli ultimi due anni sugli aspetti gestionali. Per me possono fare tutti i controlli che vogliono. Anzi, li invito io a farli il più scrupolosi possibile. Non ho soldi e non ho proprietà. Ho un conto corrente con poche centinaia di euro su cui mi viene versata l'indennità. Mio padre, insegnante in pensione, ogni mese dà qualcosa a me e mio fratello. Mio figlio lavora a Roma come ingegnere informatico ed a Roma vive anche una mia figlia. L'altra vive a Siena con la madre. Se vogliono fare i controlli non c’è nessun problema. Il fatto è che vedo una sorta di insistenza. Alla relazione della Prefettura avevamo fatto delle controdeduzioni, che non sono state considerate, evidenziando anche che alcuni punti riguardavano più che altro le criticità del sistema di accoglienza italiano cui abbiamo cercato di sopperire proprio con i percorsi lavoro».
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