Catturato il latitante Di Marte,
elemento di spicco della cosca Pesce

Catturato il latitante Di Marte, elemento di spicco della cosca Pesce
di s.m.
Domenica 15 Aprile 2018, 17:51 - Ultimo agg. 16 Aprile, 12:27
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Reggio Calabria - Si nascondeva in una villetta vicino al centro abitato di Gioia Tauro. Era irreperibile dal 2015 e su di lui pendeva una condanna in primo grado a 14 anni di reclusione per traffico internazionale di stupefacenti. Il 36enne Vincenzo Di Marte, personaggio di spicco della cosca Pesce, operante nel territorio di Rosarno e Gioia Tauro, non ha opposto alcuna resistenza al blitz dei militari del Gruppo di Gioia Tauro, del Nucleo investigativo di Reggio Calabria e dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria. Di Marte era stato inserito recentemente nell’elenco dei latitanti pericolosi insieme ad Emanuele Cosentino, arrestato in Germania lo scorso mese di marzo dai Carabinieri di Reggio Calabria. E la sua fuga è finita nella tarda serata di ieri in località Ponte Vecchio di Gioia Tauro.

«Nel giro di pochi mesi abbiamo catturato un secondo latitante. Di Marte – ha spiegato il comandante dei carabinieri di Reggio Calabria, Giuseppe Battaglia - fiancheggiava e contribuiva all’arricchimento delle cosche Alvaro di Sinopoli e Pesce di Rosarno. L’internazionalità del provvedimento è derivato da un’operazione della Guardia di Finanza del 2015 che scoprì un vasto traffico di cocaina da Sud America all’Italia e lui si nascondeva ancora nella Piana di Gioia Tauro e sicuramente era inserito ancora negli stessi circuiti criminali. È stato rintracciato dopo alcuni mesi di meticoloso e inteso lavoro coordinato dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria».

Di Marte è stato sorpreso all’interno di un’abitazione in contrada Morrone di Gioia Tauro. I militati all’interno dell’appartamento hanno trovato documenti di identità falsi, oltre 12mila euro in contanti, un tablet e diversi telefoni cellulari, il tutto sottoposto a sequestro.

Sono state arrestate per favoreggiamento personale e condotte ai domiciliari altre quattro persone che risiedono nello stabile: si tratta di due coppie di coniugi che con la loro condotta avrebbero aiutato il latitante a sottrarsi alla cattura.
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