Alluvione in Calabria e abusivismo, indagate 195 persone

Un momento della conferenza stampa tenutasi a Cosenza
Un momento della conferenza stampa tenutasi a Cosenza
di Serafina Morelli
Venerdì 6 Luglio 2018, 17:50 - Ultimo agg. 7 Luglio, 10:49
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COSENZA - La Calabria scampò alla furia dell’alluvione dell’agosto 2015 che colpì il territorio di Corigliano e Rossano senza registrare né vittime, né dispersi. Case, auto, strade, interi terreni vennero inghiottiti dal fango. A quasi tre anni di distanza è stato accertato che, nonostante quanto successo in precedenza, si continuava a realizzare opere in maniera abusiva, costruendo lì dove le case non dovevano nascere.

La paura di quei terribili giorni di agosto non servì a nulla, la mano dell’uomo ha continuato ad operare in maniera illegale senza pensare al rispetto delle regole. Una situazione letteralmente fuori controllo. Per miracolo nessuno perse la vita, ma il «territorio è stato violentato – ha spiegato il procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla - ed è venuta a galla questa situazione proprio per i danni che ci sono stati e, mi spiace dirlo, l’alluvione è stata l’occasione per evidenziare quello che è stato fatto, o non fatto, nel corso degli anni». 

Oltre 100 terreni agricoli, manufatti e fabbricati, che insistono negli alvei dei fiumi e nelle fasce di rispetto delle aree a rischio idrogeologico, sono stati sequestrati dai carabinieri forestali del Gruppo di Cosenza e dai militari del comando provinciale del capoluogo bruzio, con il supporto del Nucleo elicotteri di Vibo Valentia.

L’inchiesta denominata “Flumen Luto”  ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di 195 persone tra amministratori pubblici, tecnici, dirigenti e funzionari della Regione, noti imprenditori locali.

«Ognuno di questi 195 indagati - ha detto il procuratore Facciolla - ha varie responsabilità per la posizione occupata. Riteniamo che ognuno sia coinvolto a titolo di concorso in quello che è stato un disastro colposo». Indagati anche il presidente della Regione ed ex presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio, e l’ex presidente della Provincia di Cosenza e attuale sindaco del capoluogo bruzio Mario Occhiuto. L’ipotesi di reato è quella di disastro colposo per non aver ottemperato alla manutenzione dell’alveo e degli argini dei fiumi. Tra le persone iscritte nel registro degli indagati ci sono componenti del comitato tecnico dell’Autorità di Bacino della Regione, gli ex sindaci di Corigliano, Pasqualina Straface e Giuseppe Geraci, e quelli di Rossano, Franco Filareto e Giuseppe Antoniotti.

«Abbiamo sequestrato terreni, fabbricati, interi condomini, servizi commerciali e anche piazze. A Corigliano c’è una piazza che è completamente abusiva, fatta in spregio al territorio – ha spiegato nel corso della conferenza stampa il procuratore di Castrovillari – hanno costruito nel fiume, hanno chiuso un intero alveo di 16 metri, riducendolo a due metri, per fare piazze e palazzi, favorendo certamente qualcuno». Un vero e proprio degrado idrogeologico e ambientale. 

«È sotto la lente tutto ciò che riguarda la messa in sicurezza del territorio - ha affermato il procuratore generale della Corte d’Appello di Catanzaro Otello Lupacchini - sia sotto il profilo delle attività che non si dovevano compiere che degli abusi e delle omissioni commesse in funzione del consentire un qualcosa che probabilmente non doveva essere consentito». Secondo quanto emerso dalle indagini a Corigliano Calabro 104 edifici – di cui 84 abusivi - sono stati costruiti su territori ad elevato rischio idrogeologico, mentre a Rossano 21 edifici (14 quelli senza autorizzazione) sono stati realizzati in aree R3 e R4. La maggior parte dei fabbricati è stata sanata con l’ultimo condono. «Parliamo di zone quasi tutte R4, qualcuna R3, ad alto rischio per la vita umana e danni alle cose - ha precisato Facciolla - anche perché in quella zona ci sono stati, in media, due eventi alluvionali all'anno. La situazione peggiora, non sono state fatte opere di bonifica o di risoluzione del rischio».

Ma l’inchiesta non si ferma qui: dopo aver lavorato per evitare che eventi di questo genere vengano causati ancora dalla mano dell’uomo, continuando a costruire in zone pericolose, c’è una seconda parte dell’indagine in corso per cercare di capire perché sono accadute determinate cose e sono state sanate opere abusive, costruite nel letto dei fiumi. «L’alluvione del 2015, secondo i dati che abbiamo, è stato un evento normale, che è diventato straordinario solo per l’intervento dell’uomo sul territorio - ha detto Facciolla – perché l’alveo dei fiumi è stato molto ridotto. Se si devia il corso naturale del fiume, creando una curva artificiale, in cui il fiume dovrebbe risalire ed andare ad incanalarsi, chilometri più avanti, in un torrente, evidentemente qualcosa ha determinato questa modifica e se andiamo a vedere poi che cosa c’è adesso sul tratto del fiume che è stato deviato, allora due più due fa quattro, e noi stiamo lavorando in quella direzione».
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