Le lettere da Capri

Le lettere da Capri
Sabato 29 Settembre 2018, 11:21
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«Cosa cerchi nella scrittura?» Gli chiese Davide Lajolo, e Mario Soldati rispose: «Chiarezza, semplicità». Sono le parole-manifesto che andrebbero scritte in quarta di copertina di “Le lettere da Capri” che Bompiani fa tornare in libreria in una nuova edizione. È un libro complesso che si legge facile, a fronte di una trama che ha più livelli, ma che scorre veloce per merito di quel comandamento soldatiano realizzato in pieno. Il romanzo, poi, vinse anche lo Strega nel 1954, ma erano altri anni, con un altro livello di narrativa. Basta leggere anche in modo trasversale il libro per trovare pagine familiari, avvolgenti, con un doppio ritmo. Mancano gli esperimenti linguistici, ma in compenso c’è una grande architettura di pagine. Per Soldati la lingua esiste nella pragmaticità, nel suo farsi direttrice d’ordine, per questo lo scrittore non cerca di stupire, ma solo di raccontare, avendo dalla sua una gran bella storia. Sottofondo morale con punte di intrusione cattolica, uno dei romanzi migliori del secondo Novecento italiano.
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