Aldo Balestra
Diritto & Rovescio

Sinner, il semplice che vince
anche fuori dal campo

Sinner durante l'incontro con Mattarella al Quirinale
Sinner durante l'incontro con Mattarella al Quirinale
Aldo Balestradi Aldo Balestra
Giovedì 1 Febbraio 2024, 23:35 - Ultimo agg. 23:42
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Sinner: «Oggi ho imparato tanto da Mattarella» (Ansa 1.2.2024, ore 17.16)
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La forza della tranquillità e l'inarrestabilità delle rimonte, la carriera tumultuosa e le vittorie strepitose. Dalla Davis con l'Italia agli Open d'Australia, tanto per citare le ultime che hanno entusiasmato l'Italia intera. Di Jannik Sinner abbiamo visto e letto tanto, sappiamo che si tratta di un campione della dedizione e della serietà, e già questo rappresenta un esempio per le giovani generazioni che vogliono raggiungere un obiettivo. Perché il suo credo è  «non mollare mai». Bene, benissimo. Ma è anche il Sinner fuori dal campo di gioco che rappresenta, sempre più, un fenomeno da studiare e apprezzare, capace di essere quel che si dice “un modello positivo".

Da quando ha vinto in Australia Jannik ha dato più d'una dimostrazione. Perché il successo e i grandi guadagni non hanno intaccato minimamente il suo senso della semplicità, della serietà, della diligenza. Dice “no” ad Amadeus per Sanremo, lo stesso palcoscenico tutto soldi e lustrini dove Novak Djokovic scambiò anche due colpi con la racchetta. Dice "no" perché deve allenarsi, andare presto a letto la sera, magari con un bel libro fra le mani. Perché Jannik ama leggere libri, ne ha sempre uno con sè, si rilassa, apre in questo modo la sua mente senza bisogno di scrollare lo schermo di un cellulare. Ed avvisa: «Ai ragazzi dico di stare attenti. Perché magari oggi uno sta male ma sui social si postano foto dove va tutto bene. Io personalmente vivo meglio senza i social e continuerò a fare così. I social non mi piacciono, non è quella la verità, vedi certe cose ma non sono quelle».

Ma guarda un po', ma dove lo trovi una della sua età, osannato da mezzo mondo, bello, moderno e vincente che va così controcorrente? Non ci sarebbe un po' da riflettere sulle sue parole? Non che tutti i ragazzi debbano diventare Jannik Sinner, ma ragionare sul senso delle sue parole, trasferirle sulle modalità delle proprie ore, dei propri giorni, della propria vita, degli obiettivi e delle difficoltà da superare non sarebbe mica male. 
E se si presenta da Mattarella, con i compagni di Davis, sconcertano la sua semplicità, le sue parole sensate, la sua sobrietà.

Sì, la sua sobrietà. Merce rara davvero, nelle persone di tutti i giorni, figuriamoci in un campione, un divo che divo proprio non è: «Incredibile quanta voglia abbia il presidente Mattarella di imparare la storia del tennis, la conosce meglio di me. Oggi ho imparato io tante cose da lui. Ha una semplicità e umiltà incredibili. Personalmente - ha aggiunto Jannik - ha usato parole molto belle e semplici. E quello che mi piace». Capito il tipo?

Ecco forse la scoperta più bella di Sinner è dietro Sinner. E' in quello che fa, e dice, fuori dal campo di gioco. Una perla rara. Brillerà ancora sempre di questa luce? Staremo a vedere, i presupposti - forti e incoraggianti - ci sono. Non è così?
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«Che fine ha fatto la semplicità? Sembriamo tutti messi su un palcoscenico, e ci sentiamo tutti in dovere di dare spettacolo». (Charles Bukowski)

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