Il caso Luminosa arriva fino a Mattarella. Nuovo sviluppo della annosa vicenda legata alla realizzazione della centrale turbogas in zona Asi a Ponte Valentino. Un'iniziativa partita ormai venti anni fa avvalendosi delle maglie larghe della legge Sbloccacentrali del 2002, ma fin qui rimasta sulla carta. Montagne di documenti e carte bollate non hanno prodotto al momento un solo mattone del previsto impianto da 400 megawatt, ma da anni il caso anima il dibattito per le temute conseguenze ambientali. Contrarie le aziende del comparto agroalimentare, a partire dai colossi Nestlé e Rummo, così come la filiera istituzionale con in testa la Provincia che ha più volte deliberato il no alla centrale. Ma "Luminosa energia srl", società che dal 2013 ha rilevato l'intervento, non demorde e punta ancora alla costruzione del sito per la produzione di energia elettrica attraverso la combustione di gas metano. L'azienda ha depositato due giorni fa ricorso straordinario al Capo dello Stato per chiedere l'annullamento del decreto con il quale lo scorso 7 ottobre il ministero per la Transizione ecologica ha assoggettato a Valutazione di impatto ambientale il proposto progetto denominato "Miglioramento energetico-ambientale con turbina a gas di ultima generazione e adeguamento progettuale alla nuova pressione di fornitura del metano". Pronunciamento adottato dal dicastero sulla scorta del dettagliato parere emesso dalla commissione Via il 5 agosto.
L'azienda (patrocinata dall'avvocata Marta Spaini di Milano) eccepisce che «il progetto non comporta un impatto negativo sull'ambiente, sostanziandosi in un progetto di miglioramento ed efficientamento dell'originario progetto della centrale, già valutato positivamente sotto il profilo dell'impatto ambientale».
Luminosa contesta peraltro il luogo stesso della decisione, che avrebbe dovuto essere la apposita commissione Pniec in quanto l'impianto rientra nel Piano nazionale integrato energia e clima. In pratica, la società con sede a Milano e storiche radici a Napoli punta a congelare le vecchie autorizzazioni incassate illo tempore, che però non sono mai state concretamente verificate sulla centrale non essendo mai entrata in esercizio. Perdipiù, circostanza che il ricorso non menziona, il citato decreto Via del 2008 subordinava l'operatività dell'impianto al rispetto di alcune prescrizioni, in primis la cessione di energia termica alle aziende dell'agglomerato Asi, che hanno però già formalmente declinato tale opzione.
In attesa delle valutazioni del Consiglio di Stato (procedente in materia di ricorsi al Capo dello Stato), l'iniziativa di Luminosa squarcia il clima di ottimismo che aveva generato nello scorso dicembre la notizia relativa alla bocciatura da parte del Tar Lazio del ricorso presentato dalla stessa azienda contro la revoca dei suoli da parte del Consorzio Asi. Una partita, dunque, ancora aperta. Ma nei mesi scorsi i partner svizzeri di Bkw avevavno annunciato il proprio disimpegno dall'intervento, che rimane ora in capo a Liuminosa Energoa.
pa.bo.