«Tutti gli operai Isochimica
sono in pericolo di vita»

«Tutti gli operai Isochimica sono in pericolo di vita»
di Rossella Fierro
Sabato 15 Settembre 2018, 18:30
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«Tutti gli operai Isochimica sono in pericolo di vita». Le parole del professor Umberto Moscato gelano l'aula bunker di Poggioreale.

Il super perito scelto dalla Procura avellinese per analizzare e valutare tutto l'incartamento clinico sanitario degli ex scoibentatori di Borgo Ferrovia lo dice senza mezzi termini. Professore di Igiene e Medicina del lavoro presso l'Università del Sacro Cuore, Moscato ha risposto all'esame di pm e Tribunale sulla consulenza realizzata «a titolo gratuito», ci tiene a fargli sottolineare il Procuratore Rosario Cantelmo, insieme all'attuale presidente dell'Istituto Superiore di Sanità Walter Ricciardi.

Un lavoro che si è basato sullo studio della documentazione medica reperita presso l'Asl, sulla ricostruzione delle norme in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro esistenti all'epoca dell'attività della fabbrica, e sul nesso di causalità tra esposizione all'amianto e le patologie riscontrate nei lavoratori. «Dobbiamo distinguere tra due tipi di patologie derivanti dall'amianto, quelle benigne come l'asbestosi per le quali il nesso di causalità è legato alla durata e alla quantità di esposizione, e quelle di natura neoplastica che sono dose indipendenti e che, per calcolo probabilistico, possono essere causate anche dall'inalazione di una sola fibra. Purtroppo in tutti i casi esaminati - conferma Moscato - abbiamo riscontrato ispessimenti pleurici, asbestosi, restrizione della capacità respiratoria».

A domanda precisa del procuratore, il consulente risponde di non aver ricevuto parte della documentazione medica richiesta agli enti competenti ed evidenzia: «Nessun lavoratore Isochimica risulta sottoposto a diagnosi o a visita da parte del medico di fabbrica e in alcune radiografie compaiono ispessimenti, placche e versamenti pleurici, che poi, in modo del tutto singolare e contro ogni dato scientifico, scompaiono in radiografie successive».

Per Moscato i dispositivi di protezione adottati da Elio Graziano erano assolutamente insufficienti ad abbattere le polveri di amianto: «La quantità massima di presenza di amianto era tollerata nella misura di 0,2 fibre per centimetri cubi di aria. Dalla documentazione prodotta dall'allora Unità di Medicina del Lavoro, la presenza di amianto nei caschi indossati come dispositivi di protezione, era del 50% superiore, e fino al 200% negli ambienti di lavoro».

Il super perito definisce «esposizione da marito», cioè il pericolo a cui le mogli, ma più in generale tutti i conviventi degli ex operai, erano esposti. «I lavoratori avrebbero dovuto essere sottoposti a percorsi di depolverizzazione in ingresso ed uscita. Cosa che non è avvenuta, i panni contaminati venivano lavati a casa». Infine il consulente non nasconde la sua «perplessità» per le condizioni in cui ha trovato il sito durante i sopralluoghi del 2012: «L'amianto era ancora presente negli ambienti di lavoro e nei cubi deteriorati, mettendo a rischio contaminazione l'aria».

Moscato tornerà in aula il prossimo 26 ottobre per sottoporsi al controesame degli avvocati della difesa. Nell'udienza di ieri si sono costituiti parti civili i familiari di Ciccone, ultimo operaio deceduto, mentre il pm Roberto Patscot ha dato una nuova sforbiciata alla lista testi proponendo e ottenendo l'acquisizione delle sole cartelle cliniche di altri 37 operai e rinunciato alla loro escussione.
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