Nicola Giordano, uno dei più attivi in questi cinque anni di opposizione all'amministrazione guidata da Gianluca Festa, non usa mezzi termini: «Il candidato sindaco non può venire a spiegarci nulla. Il nome è stato deciso a Roma dall'onorevole Michele Gubitosa e dall'onorevole Francesco Boccia, per cui siano loro, magari nel corso di un'assemblea pubblica o nell'ambito di una riunione del campo largo, a chiarirci come stanno le cose». Il vero problema per Giordano non riguarda il nome di Gengaro, ma il metodo utilizzato. È un Partito Democratico nettamente diviso in due quello che sta guardando alle prossime elezioni amministrative al Comune di Avellino. L'indicazione di Antonio Gengaro come candidato a sindaco, infatti, non è stata apprezzata dai consiglieri comunali uscenti che, al contrario, avevano spinto per la candidatura del segretario provinciale Nello Pizza.
Nelle ultime settimane il clima si è fatto a dir poco incandescente e proprio per questo prende sempre più corpo la possibilità di un disimpegno di tutti gli uscenti, cosa che potrebbe incidere, e non poco, in termini elettorali sulla partita che si giocherà. «Purtroppo - afferma Giordano - il livello territoriale è stato completamente superato. Mentre noi eravamo qui a discutere inutilmente, tutto veniva deciso in altre sedi e questo non mi sembra corretto». Il sospetto era emerso già nei mesi scorsi, quando, dice Giordano, «avevo chiesto che si svolgessero le primarie per la scelta del candidato sindaco, ma si era subito registrata l'opposizione del Movimento 5 Stelle, della sinistra e di Controvento, che sono le sigle che poi hanno voluto Gengaro».
Adesso, però, resta da capire come si evolverà il quadro. C'è ancora un mese infatti fino alla presentazione delle liste e in politica è un'eternità. Insomma, tutto può accadere: magari le tensioni aumenteranno, ma è anche possibile che le diplomazie si mettano all'opera per ricucire gli strappi. «Il dialogo - dice Giordano - è sempre possibile, ma è necessario che non il candidato sindaco, ma chi ha coordinato l'operazione, ossia i parlamentari Gubitosa e Boccia vengano qui a dirci qualcosa, a spiegarci perché si è agito in questo modo e anche se esiste un campo largo sempre o a fasi alterne».
«Da queste parti - aggiunge - siamo abituati a ragionare diversamente: veniamo dalla tradizione dei congressi, non dalle piattaforme online e alle trattative private preferiamo le gare aperte». Leggermente più morbida, ma non per questo meno critica, anche la posizione di un altro uscente, Luca Cipriano, che a giugno sicuramente non sarà in campo. «In realtà - afferma - avevo già deciso di non candidarmi, perché dopo la candidatura a sindaco non volevo tornare in consiglio comunale. Naturalmente, anche se la mia presa di posizione non è legata a quanto accaduto, non posso far finta di niente per cui quella che vedo è una situazione molto complessa». Per Cipriano a mancare sono «sia l'entusiasmo» che «l'amalgama per tenere unita la coalizione a seguito di una scelta assolutamente divisiva», per cui rimettere ordine non sarà semplice.
Per il centrosinistra, dunque, si annunciano settimane fondamentali sotto il profilo del dibattito interno.