Spose bambine, fenomeno diffuso anche da noi: «Italiane costrette dai genitori»

Il flashmob di Amnesty International contro il fenomeno
Il flashmob di Amnesty International contro il fenomeno
di Bianca Francavilla
Sabato 21 Novembre 2015, 00:53 - Ultimo agg. 3 Novembre, 09:58
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ROMA - Sono bambine come tutte le altre: vanno a scuola con i nostri figli, cominciano ad uscire la sera e magari ad innamorarsi.



Ma questa occidentalizzazione per loro è vietata e perciò la famiglia può improvvisamente decidere di venderle, preparare un biglietto aereo a loro insaputa e spedirle nelle mani di un uomo anche di quarant'anni più grande.



Il fenomeno delle spose bambine ha numeri da capogiro: nel mondo tocca 13 milioni di minorenni l'anno, 37mila al giorno. Cresce di pari passo con l'immigrazione ma è coperto da omertà: in Italia si contano 2mila l'anno certificati di matrimonio, anche se “Trama di Terre” (unica associazione che si occupa di spose bambine), garantisce: il 90% dei casi resta sommerso.



Chi sono le spose bambine d'Italia?

«Immigrate di seconda generazione dai 10 ai 17 anni, nate e cresciute in Italia», rivela Alessandra Davide, responsabile del progetto “Matrimoni forzati”.



Qual è la loro colpa?

«Essersi troppo occidentalizzate. Quando la famiglia vede ribellione al sistema culturale di provenienza, organizza un matrimonio nel Paese di origine e allontana dall'Italia».



Come viene scelto il marito delle bimbe? «A volte è un parente, per tenere preservato il patrimonio familiare. Altre volte è solo un uomo ricco. In entrambi i casi, è una persona disposta a sborsare una grossa cifra di denaro alla famiglia».



Nessuno si accorge della repentina assenza della minorenne da sposare?

«No. Le bambine improvvisamente scompaiono. La famiglia finge di aver organizzato un viaggio, magari perché un parente è malato. Una volta che nel Paese vengono ritirati i documenti, viene distrutto il biglietto di ritorno».



Cosa accade alle spose bambine dopo il matrimonio?

«Se restano incinta in un'età in cui il corpo non è pronto, rischiano anche di morire».



Come si possono aiutare?

«Occorre una legge precisa, di cui l'Italia non si è dotata, e una rete con gli altri enti. Visto che la bambina non può essere salvata dalla sua famiglia, che è quella che organizza le nozze, fondamentali sono le denunce di insegnanti, amiche, fidanzati».



Evitare un matrimonio forzato può bastare a salvarle?

«Purtroppo non sempre. Hina, di Brescia, aveva trovato la forza di dire “no” al matrimonio forzato. Dopo un giro di case sociali, si è riavvicinata alla famiglia ed è stata uccisa e sepolta nell'orto di casa».