Conte al Napoli: ecco perché l'accordo non è semplice

ADL offre un contratto di due anni con opzione unilaterale

Antonio Conte
Antonio Conte
di Pino Taormina
Giovedì 16 Maggio 2024, 08:00 - Ultimo agg. 17 Maggio, 07:28
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Per Antonio Conte c’è solo il Napoli in serie A. Il Milan si è defilato e questo Aurelio De Laurentiis lo sa bene. Ed è il motivo per cui il patron non ha tutta questa fretta. Ieri il numero uno del Napoli era sorridente all’uscita dal Coni, al Foro Italico, dove si è tenuta l’assemblea di Lega Calcio. A parte la foto con due juventini («Io sono un tipo democratico») non ha fatto altro. Il punto è che non è una trattativa semplice: sono due top-aziende, il Napoli e Conte, che devono incontrarsi, trovare un’intesa, un punto di accordo. Dopo il ko con il Bologna, De Laurentiis avrebbe chiuso senza indugio con Conte. Poi ha iniziato a ragionare. Per intenderci: il Tottenham e il suo presidente Daniel Levy, per convincere l'allenatore a tornare in Premier, gli fecero firmare un contratto fino al 2023 con opzione per possibile prolungamento da, secondo The Guardian, 15 milioni di sterline l’anno. Lo stipendio più basso degli ultimi 8 anni è quello che prendeva al Chelsea al primo anno: 8,5 milioni di euro, poi arrivati a 10,8 milioni. E all’Inter? Contratto triennale: 10 milioni + 2 milioni di bonus (a salire a 12 milioni più bonus) con buonuscita da 7,5 milioni. Dunque, importante questo scenario per comprendere che Conte (che al Napoli è stato vicinissimo a gennaio) ha due strade davanti a sé: o ignorare l’aspetto economico e “accontentarsi” dell’offerta azzurra oppure mantenere il punto e quindi allontanarsi dal Napoli che a quelle cifre non arriverà mai. Non è un contratto semplice, e pure sotto il profilo caratteriale, il patron sa che Conte ha sbattuto la porta ovunque. Ma è evidente che c’è una trattativa e una serie di situazioni che ballano. Non di poco conto. Le clausole non piacciono a Conte che segue da vicino tutti gli aspetti dei suoi contratti: vorrebbe una liberatoria a prescindere. Condizioni che De Laurentiis non concede facilmente, anzi non ha mai concesso: arriva dal mondo dei cinema e tra i suoi vanti ci sono i vincoli alle stelle di Hollywood. Due universi che devono incontrarsi. Non facile: ieri non ci sono state accelerate particolari, neppure frenate.

L'offerta azzurra 

De Laurentiis pensa a un contratto di due-tre anni, con l’opzione per il secondo e terzo anno unilaterale a favore del club azzurro.

Insomma, ogni primavera il patron deciderebbe se andare avanti. Esattamente come con Garcia, che ha firmato un contratto di un anno con opzione per il secondo. Spalletti aveva un biennale con opzione per il terzo anno. E che il Napoli esercitò con la fredda Pec. Ma è chiaro che se davvero De Laurentiis dovesse dire di sì a un ingaggio da 12-14 milioni lordi più bonus (e il via libera per lo staff tecnico da almeno 4 assistenti), vorrebbe avere mano libera. Cosa non semplice: né l’Inter né il Tottenham l’hanno avuta. Ma magari l’aria è cambiata: d’altronde, Conte non è che ha molte alternative italiane. Anzi, a parte il Napoli proprio nessuna. Da qui l’apertura che è totale. Apertura non vuol dire che il contratto sta per essere firmato, anzi sono ancora tanti gli intoppi che vanno affrontati. Ovvio, il suo ingaggio consentirebbe fino all’inizio del campionato di siglare una pace con l’ambiente in piena contestazione. E Conte ha bisogno di un nuovo inizio: se, come Carletto Ancelotti, deciderà di pancia, la fumata potrebbe essere facilmente bianca. Il re di Coppe, pur di firmare con il Napoli, a proposito di clausole, concesse al club azzurro di avere le password dei suoi canali social.

Le piste 

La rivoluzione della rosa con Conte? Quella non spaventa. Perché avverrà a prescindere. Tutti gli acquisti sballati di queste ultime due sessioni di mercato verranno dati via, poi ci sarà l’addio di Osimhen e di Zielinski. Servono almeno tre centrali e altrettanti centrocampisti. E gli unici sicuri di restare sono Rrahmani e Lobotka. Anche Di Lorenzo ha voglia di nuove avventure. Ma, a parte l’icona contiana, non bisogna tralasciare le altre tre piste: che De Laurentiis stia giocando a nascondino sembra evidente, che ci siano più chiacchiere in corso pure (esattamente come per il casting di giugno scorso). Fino ad adesso, grazie a Manna, il ds in pectore, ha in tasca il sì di Vincenzo Italiano che, ovviamente, non è a tempo indeterminato. C’è poi Gasperini che dopo la finale di Dublino deciderà se restare a Bergamo. E infine il prediletto dall’uomo dei conti, Chiavelli. Ed è Stefano Pioli. Il Milan frena sulla buonuscita, motivo per cui c’è il timore, tra due settimane, di ritrovarsi tra le mani un allenatore che è ancora legato da un altro anno di contratto. E non c’è alcuna voglia di inseguire allenatori vincolati o di andare a trattare con un club per svincolare il tecnico.

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