«Confido nel "soft power" del Papa per liberare mia cugina Karina», i familiari degli ostaggi israeliani in Vaticano

«Confido nel "soft power" del Papa per liberare mia cugina Karina», i familiari degli ostaggi israeliani in Vaticano
Franca Giansoldatidi Franca Giansoldati
Mercoledì 22 Novembre 2023, 09:28 - Ultimo agg. 19:06
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Liza Shpoliansky tiene stretto un cartello in cui appare il volto della diciannovenne Karina Ariev fotografata il giorno del suo compleanno, lo scorso agosto, mentre sorride. Sotto c'è scritto: «Riportiamola a casa ora». Da quel maledetto "Sabato Nero" nessuno ha più avuto notizie di lei. «Noi parenti sappiamo solo che si trova a Gaza assieme agli altri 240 ostaggi e che è stata individuata tra altri rapiti in un frammento di video girato dai terroristi. Karina è mia cugina, siamo cresciute assieme ed è come se fosse mia sorella». Liza fa parte di un gruppo di parenti arrivati ieri a Roma per l'udienza con il Papa di stamattina, visto che l'ultima volta non erano riusciti a vederlo perché il preavviso era stato troppo breve. Subito dopo Francesco incontrerà anche famiglie di palestinesi di Gaza.
Israele avrebbe fatto un accordo con Hamas per il rilascio di dieci prigionieri ogni giorno di tregua. Voi familiari che sapete?
«Anche noi lo abbiamo appreso da poco, abbiamo letto ma non sappiamo altro. Speriamo tutti quanti che la liberazione sia vicina. Ogni famiglia ha il cuore gonfio. Quello che a noi in Israele preme tantissimo è che siano rilasciati tutti e 240. La vede questa catenina con questa piastra che ho al collo? C'è scritto "Bring back home". La portiamo tutti, il lutto ci ha riunito e chiediamo a grande voce di far tornare a casa i nostri cari».

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Cosa pensate che possa fare di concreto Papa Francesco per voi?
«Domani (oggi per chi legge, ndr) avremo finalmente la possibilità di parlargli. Sappiamo bene del soft power che può esercitare. Ha molti contatti sia nel mondo cristiano che nel mondo musulmano, e quando parla o fa appelli la comunità internazionale lo ascolta. Non so se anche Hamas lo possa ascoltare, ma il suo peso specifico nello scacchiere internazionale è conosciuto. Inoltre ha contatti con diversi paesi musulmani».
Dopo il pogrom del 7 ottobre non c'è paura per il futuro?
«Personalmente non ho paura per il futuro anche se, lo confesso, dopo quel giorno sono terrorizzata.

Dobbiamo essere forti. Quello che sta accadendo ci ha cementato, unito, specie a seguito delle reazioni antisemite che abbiamo visto nascere in tanti paesi dove gli ebrei vengono accusati, messi alla berlina, incolpati. L'unico posto sicuro per noi ebrei è Israele. Negli altri paesi spesso ci fanno capire che non siamo graditi e ci dicono di andare via».

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Quello che è accaduto il 7 ottobre potrebbe essere ricondotto alla politica del governo Netanyahu?
«Non sono un politico ma non penso che sia addebitabile a lui. Penso piuttosto che una cosa del genere sarebbe potuta accadere. Hamas non è solo un male in sé, è qualcosa di totalmente nocivo per il popolo palestinese. Hamas non vuole la pace, non vuole vivere con noi e questo è il problema. Noi israeliani sogniamo la pace».
Come immagina il futuro?
«Spero che non ci sarà Hamas. In ogni caso siamo aperti a ogni tipo di soluzione pacifica. Sogno di vivere in pace e non con la paura».
Quando è stata l'ultima volta he hai sentito Karina?
«La mattina del 7 ottobre. Era terrorizzata ma ci ha fatto coraggio, dicendo che non ci dovevamo preoccupare. L'ultimo messaggio arrivata dalla base di Nahal Oz. Quando l'hanno presa ci ha detto di essere forti per tutti».

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