«Sex roulette» e challenge TikTok, i rischi online per le nuove generazioni

«La partecipazione alle challenge delle volte è la causa, altre volte è la concausa o addirittura la conseguenza di un disagio psicologico»

«Sex roulette» e challenge TikTok, i rischi online per le nuove generazioni
di Clara Lacorte
Lunedì 5 Giugno 2023, 14:09
4 Minuti di Lettura

«Sex roulette» è il nome di una delle ultime challenge divenute popolari su TikTok, il social più in voga del momento, in cui diverse adolescenti si sfidano a fare sesso non protetto, con sconosciuti, con il fine di rimanere incinta. Si tratta dell’ennesima challenge che ha in poco tempo coinvolto numerosi minori facendo discutere sui rischi ed i pericoli che, ancora una volta, i social media presentano.

Cicatrici, sfregi sul volto e segni indelebili, nei casi peggiori, sono parte di un’altra recente sfida social denominata “cicatrice francese” in cui ci si sfida a procurarsi dei tagli sulla pelle per poi mostrare il risultato in camera, davanti a tutti come fosse un trofeo.

Ma non basta. Spesso dietro all'azione di riprendersi in gesti estremi vi sono anche veri e propri atti di bullismo e scherno da parte di coetanei che si costringono a vicenda a partecipare alle sfide online più pericolose.

Il tutto fatto, il più delle volte, per sentirsi parte di un gruppo, per essere accettati e per sentirsi coraggiosi e forti agli occhi degli altri.

Come spesso accade però queste challenge non si fermano al momento cosiddetto “social” ma hanno delle importanti conseguenze sulla vita quotidiana dei minori. Le sfide online rappresentano chiaramente un campanello d’allarme per la sicurezza delle nuove generazioni le quali, molto spesso, non comprendono la gravità del gesto finché non ne subiscono le inevitabili conseguenze.

Ma cosa spinge i più giovani a cimentarsi in queste sfide talvolta pericolose?
«Ci possono essere diverse motivazioni alla base dell’accettazione da parte dei ragazzi di queste sfide pericolose: un desiderio di avventura, un desiderio di mettersi in discussione ed in gioco in maniera negativa. Insieme a questo anche il bisogno di essere accettati a livello sociale, noi sappiamo che essere accettati dai propri pari è fondamentale. A questo aggiungiamo una certa curiosità ed uno spirito competitivo e quelli che prima venivano definiti “rituali di iniziazione” per dimostrare agli altri di essere coraggiosi. Tutto questo, chiaramente, avviene in maniera del tutto disancorata dalla realtà» afferma lo psicologo e psicoterapeuta Roberto Ausilio.

La voglia di mostrarsi forti agli occhi degli altri e di sentirsi capaci di affrontare qualsiasi cosa senza preoccuparsi delle conseguenze è ciò che motiva, il più delle volte, i giovani a cimentarsi in queste pericolose sfide. D’altronde l’accesso facile ed immediato al mondo dei social media rappresenta certamente uno dei fattori che più attirano i ragazzi verso le challenge. La mancanza di restrizioni e controlli da parte delle piattaforme, molto spesso aggirate con la creazione di profili falsi in realtà gestiti da minori, aumenta le probabilità per gli stessi di entrare in contatto con le challenge più di tendenza. 

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«Ci sono sicuramente alcuni campanelli d’allarme importanti che educatori, genitori ed insegnanti possono considerare per tener sotto controllo questa situazione. Il primo di questi è dato dal cambiamento di umore del ragazzo. Se presenta sintomi di depressione, isolamento, autolesionismo ciò deve attirare l’attenzione degli educatori. Un altro indicatore di allarme può essere il bullismo, eventuali atteggiamenti di pressione da parte di altri coetanei che tendono alla devianza» spiega lo psicologo Roberto Ausilio.
Le conseguenze di chi decide di affrontare le challenge posso essere devastanti. Spesso, infatti, dietro l’accettazione vi è un disagio psicologico ben più grande che si manifesta proprio attraverso un utilizzo dei social spasmodico ed incontrollato.

«La partecipazione alle challenge delle volte è la causa, altre volte è la concausa o addirittura la conseguenza di un disagio psicologico. Spesso si riscontrano traumi psicologici che possono essere risolti attraverso terapie specifiche. A ciò bisogna aggiungere anche problemi relazionali con i loro coetanei e con gli adulti, oltre che a comportamenti autolesionistici. In tutti questi casi è fondamentale il supporto di uno specialista, o meglio ancora di una équipe, che faccia da collante tra scuola, famiglia o altri luoghi che il ragazzo frequenta nel tempo libero. Unendo le energie è possibile creare ambienti sani in cui è possibile che i ragazzi si dedichino a sfide a costruttive che gli aiutino a crescere e non sfide distruttive» conclude lo psicologo Ausilio.

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