Il futuro della mobilità è nei droni, mezzi che saranno utilizzati per spostare persone, merci, ma anche, all’occorrenza, organi e medicinali a destinazione medica.
E non è un futuro lontano come si potrebbe immaginare.
LA FILIERA
Il Veneto è una delle principali regioni in Italia nella filiera dell’aerospazio, e qui il settore muove circa un miliardo e mezzo di fatturato e occupa più di 5mila addetti in 260 aziende. L’occasione per presentare il nuovo che avanza è stato lo “Space meetings Veneto”, promosso dalla Regione del Veneto e dalla Rete Innovativa Regionale AIR-Aerospace Innovation and Research, alla stazione Marittima gestita da Venezia Terminal Passeggeri. Qui sono stati messi in mostra, tra i tanti progetti, razzi “sostenibili”, strumenti per migliorare l’intelligence e la comunicazione, ma anche un robot per capire se si è in grado di affrontare un viaggio spaziale. Tra le innovazioni che sono state esposte, a catalizzare le attenzioni dei presenti è stato però l’innovativo drone a idrogeno realizzato dalla società israeliana Gadfin, che sarà testato grazie alla collaborazione della società padovana H2C. Il progetto fa parte della costruzione di un vertiporto all’aeroporto di Venezia: si tratta di un drone merci in grado di raggiungere velocità più elevate rispetto ai normali velivoli grazie alle ali ripiegate che, una volta aperte, consentono una maggiore spinta. Difficile definire una velocità massima, perché varia a seconda del mezzo e del contenuto. La particolarità dell’oggetto è la presenza di una “mini-carlinga” che può portare fino a dieci chili, fattore che lo rende particolarmente adatto anche a operazioni di emergenza come il trasferimento di un organo da un ospedale all’altro. La merce o l’organo vitale o i medicinali possono essere stipati all’interno e prendere il volo nel giro di pochissimi minuti, anche a temperatura controllata. Inoltre è sostenibile, perché è alimentato a idrogeno e quindi non fa rumore e non inquina.
L’INVESTIMENTO
L’aeroporto di Venezia ha investito 12,7 milioni di euro per rendere operativo il vertiporto entro il 2037. Anche se il nuovo scalo dovrebbe prendere il via già nel giro di quattro anni. Per ora il limite più grande con cui si scontra la ricerca scientifica riguarda tempo di volo e lunghezza del tragitto, motivi che stanno per ora facendo ipotizzare un futuro legato al “business”, o comunque per chi necessiti di spostarsi in piccole tratte ma con immediatezza, senza rischi di rimanere imbottigliati nel traffico. Non è un caso che siano allo studio progetti che mirino a collegare Padova, Treviso, Chioggia e alcune isole della laguna veneziana, realtà che così potrebbero beneficiare di collegamenti rapidi, abbattendo le attese, soprattutto in caso di emergenza. Tra gli aspetti positivi del progetto c’è il fatto che il trasporto via drone è sostenibile e punta alle “zero emissioni di CO2”.
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