La formula matematica della felicità firmata Google

La formula matematica della felicità firmata Google
Sabato 12 Agosto 2017, 17:45 - Ultimo agg. 17:53
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La distanza che separa il riconoscere la realtà dall'accettarla è la depressione, scrive Jonathan Safran Foer in Eccomi, suo ultimo libro. E vien da pensare che forse non abbia tutti i torti guardando la formula matematica della felicità elaborata da un dirigente di Google: H ≥ e – E. Una semplice equazione dal tanto semplice, quanto profondo, significato. Che sta per: la felicità è uguale o maggiore agli eventi della vita, sottratte le nostre aspettative su come la nostra esistenza dovrebbe essere. 

La firma Mo Gawdat, responsabile amministrativo e finanziario di Google X, il laboratorio dedicato ai cosiddetti «moonshot», i progetti «lunari»: a lungo termine e segreti di Big G. Ingegnere, imprenditore nonché multimiliardario, Gawdat è un pezzo grosso: è responsabile di molti degli accordi internazionali conclusi dall'azienda di Mountain View. Ma ha anche un insolito hobby. Perché ha passato dieci anni della propria vita a scervellarsi sulla matematica possibile dietro la felicità: «Volevo trovarne il codice - ha spiegato Gawdat in un articolo per il Daily Mail -. Ho speso centinaia di ore cercando di applicare la logica al tema, nella speranza di trovare un algoritmo che fosse capace di sintetizzare il modo in cui il cervello umano processa la gioia e la tristezza». 

Tutto è iniziato dopo un giorno di acquisti sfrenati online. Con pochi click Gawdat ha acquistato ben due Rolls Royce d'epoca. Quando sono arrivate, però, la delusione: «Erano belle, mi ci sono seduto dentro per circa 20 minuti. Ma subito dopo sono tornato ai miei pensieri infelici». È in quel momento che ha capito: niente di materiale avrebbe potuto far scomparire la sua tristezza. Così si è messo a pensare a ciò che poteva cambiare. La teoria di partenza è che si nasce felici. Una condizione che si perde man mano, crescendo.  Ad aiutarlo il figlio ventunenne, Ali.

Tuttavia, la ricerca non produce risultati fino alla morte inaspettata di Ali, per via di un'operazione di routine. «Quando ho realizzato che niente poteva riportarlo indietro, sono arrivato all'equazione». Il suo modello si basa sulla constatazione che ci sono sei illusioni a impedirci di vedere la realtà: il pensiero (credere che siamo i nostri pensieri), il sé (credere  che siamo il nostro corpo, emozioni, credenze, risultati, famiglia, o ciò che possediamo), la conoscenza, il tempo (pensare troppo al passato o al futuro), il controllo e la paura. Poi ci sono sette comportamenti da evitare: filtrare, esagerare, i ricordi, le emozioni, le etichette e le supposizioni.

Gawdat si è preso una pausa sabbatica dall'azienda. E ha scritto un libro su come raggiungere la felicità. Ma non ha intenzione di fermarsi qui.  «Il volume è solo l'inizio di una grande iniziativa - ha raccontato al Guardian - sto cercando  di creare un movimento che non dipenda né da me né dal libro. Il mio obiettivo è di rendere dieci milioni di persone felici ». (r.r.)


 
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