Questo surplus di attività neurale semplicemente non si verifica quando è il navigatore a guidarci; in questo caso l'attività di ippocampo e corteccia frontale resta praticamente 'piattà e non risulta influenzata dal percorso. «I nostri risultati - spiega Spiers - sono coerenti con il modello secondo cui l'ippocampo simula i tragitti possibili mentre la corteccia prefrontale ci aiuta a pianificare e a scegliere quello migliore per giungere a destinazione.
Quando abbiamo una tecnologia che ci dice la strada da fare, queste parti del cervello semplicemente non rispondono più alla rete stradale. In questo senso il nostro cervello spegne il suo interesse per le strade intorno a noi».