Simulano viaggio su Marte: a casa
dopo un anno sulla cima del vulcano

Simulano viaggio su Marte: a casa dopo un anno sulla cima del vulcano
di Anna Guaita
Lunedì 29 Agosto 2016, 19:45 - Ultimo agg. 30 Agosto, 19:42
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NEW YORK – Non si sono spostati di un metro, eppure hanno avvicinato l’uomo a Marte. I sei scienziati che per un anno intero hanno vissuto in una cupola posata sulle pendici del vulcano Mauna Loa alle Hawaii, sono usciti all’aperto domenica sera. Ad accogliergli c’erano membri della famiglia, giornalisti e un vassoio pieno di frutta fresca, sul quale si sono fiondati, dopo aver mangiato per un anno solo cibo conservato e disseccato.

 

Gli astronauti terrestri hanno simulato per 365 giorni la vita a bordo di una nave spaziale diretta su Marte. Hanno vissuto gomito a gomito, dentro una cupola di 368 metri cubi, con un pianterreno dedicato al lavoro e alla socializzazione, e un piano superiore con sei letti e un piccolo spazio privato. Hanno condiviso due tute spaziali, che dovevano indossare ogni volta che uscivano all’aperto, per fare esperimenti su quel terreno arido e roccioso che secondo la Nasa è simile alla superficie di Marte.

 

Per quanto scomode, e faticose, le “uscite” sono state per tutti l’unico momento di privacy. Ma sono state anche la prova che con gli strumenti che gli astronauti porteranno con sé su una navetta sarà possibile trovare l’acqua: «Abbiamo scoperto che è possibile – ha spiegato Christiane Heinicke, ingegnere meccanico, tedesca, parte della squadra che ha “viaggiato” per un anno -. Sarà possibile ricavare l’acqua dal suolo marziano».

L’esperimento di Mauna Loa è stato condotto dalla Nasa e dall’Università delle Hawaii. Per durata è il secondo esperimento finora condotto: i russi ne hanno fatto uno simile, durato 520 giorni. La Nasa ha condotto altre due simulazioni, di quattro e otto mesi. Questa è stata la più vicina a un reale viaggio sul Pianeta Rosso: un anno. Sei gli scienziati, due dei quali sono europei, uno dei quali, l’astrobiologo francese Cyprien Verseux, si divide tra l'Università di Tor Vergata e il Centro di ricerca Ames della Nasa in California. I sei hanno dimostrato che è difficile  e talvota irritante, ma è possibile convivere in spazi limitati, con risorse limitate, e in solitudine. Ogni loro collegamento via radio con “base Terra” ha impiegato 20 minuti ad arrivare, esattamente il “ritardo” che le comunicazione da Marte avrebbero.

 

Quel che non sappiamo è il livello di stress che i sei hanno sofferto in quell’ambiente che la Nasa definisce “ICE” (Isolated, Confined, Extreme). Ma lo sapremo presto, e sarà importante per capire quanto realistico siano i progetti di spedire esseri umani fino al quarto pianeta del sistema solare entro i prossimi venti anni. Prima di mandarli nella cupola, gli scienziati della Nasa hanno rasato un piccolo spazio della testa di ciascuno di loro. Ogni mese, ogni “astronauta” ha tagliato dei capelli cresciuti in quello spazio e li ha conservati in una provetta sterile. Siccome i capelli conservano bene il cortisolo, saranno un termometro della reazione più profonda di ciascuno dei sei membri dell’equipaggio. Il cortisolo è un ormone prodotto dalle ghiandole surrenali del nostro corpo, ed è conosciuto anche come l’ “ormone dello stress.



 

 

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