L’agonia tra le braccia del capitano: «Non ti lasciamo»
Lacrime alla centrale radio: «È successa una cosa brutta»

L’agonia tra le braccia del capitano: «Non ti lasciamo» Lacrime alla centrale radio: «È successa una cosa brutta»
di Mario DILIBERTO
Giovedì 18 Maggio 2017, 06:05 - Ultimo agg. 20:28
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«Non è morto da solo. Io e i suoi compagni siamo stati al suo fianco sino all’ultimo momento. Non potevamo lasciarlo solo». Raffaele Maragno parla piano e dalle sue frasi grondano allo stesso tempo dolore, rispetto e affetto.
Questo capitano di lungo corso dei vigili urbani ieri mattina probabilmente ha vissuto l’incubo peggiore della sua vita professionale. Perchè ieri mattina, quando è sopraggiunto in via Magnaghi con la sua squadra sul luogo dell’incidente stradale, ha scoperto che la vittima era proprio uno dei suoi vigili.
«Marcello era cosciente e lo abbiamo confortato. Gli abbiamo ripetuto che i soccorsi stavano arrivando e che tutto sarebbe andato per il meglio. Speravamo che ce la facesse. Ma non è stato così».
La commozione per un attimo prende il sopravvento. Poi l’ufficiale passa a raccontare il patrimonio umano che va via insieme a questo agente. Snocciola le qualità dell’uomo prima di quelle del vigile. Riuscendo a far comprendere che conoscere Marcello La Gioia è stata una fortuna. E che averlo perso lascia un vuoto incolmabile. Così viene a galla l’enorme generosità di questo tarantino che ieri mattina è andato incontro alla morte, mentre si recava al lavoro come tutte le mattine. Alcuni anni fa, proprio lui si era recato per un periodo in Congo in una zona particolarmente a rischio. Un impegno di natura umanitaria che lo aveva tenuto per oltre quaranta giorni in quella parte di mondo in cui la sofferenza purtroppo è la regola. E anche in quella occasione, Marcello La Gioia aveva messo in gioco tutto se stesso pur di dare una mano a chi ne aveva una disperata necessità.
«La sua grande umanità e il suo coraggio - continua il capitano Maragno - erano proverbiali. E volergli bene veniva naturale. Ci mancherà».
Parole che trovano una conferma inequivocabile in quelle di Michele Matichecchia, comandante della Polizia Locale. «Perdiamo un grande uomo ed un agente dotato di immense qualità umane e professionali. Marcello era uno di quelli sempre presente. Il vigile - continua - che vuoi avere accanto nei momenti più complicati. Ho imparato a conoscerlo bene negli anni. E so bene che era un uomo di grandi doti sempre pronto a dare una mano. Purtroppo oggi siamo costretti a piangere un compagno nel senso più nobile del termine».
Proprio ai colleghi di Marcello La Gioia è quindi toccato il compito ingrato di effettuare gli accertamenti sul luogo dell’incidente di ieri mattina. Elementi che sono stati consegnati al pubblico ministero per definire le indagini che inevitabilmente sono state avviate sul sinistro mortale. Già questa mattina lo stesso magistrato potrebbe concludere la fase degli accertamenti preliminare e disporre la restituzione della salma ai familiari. Per l’ultimo saluto a Marcello La Gioia.

Le lacrime tra i coleghi alla centrale radio
«È successa una cosa troppo brutta. Marcello non si è salvato». La terribile notizia della morte dell’agente della Polizia locale coinvolto nell’incidente di ieri mattina è piombata con la violenza di un pugno nello stomaco nella sala radio della Polizia Locale.
E più di qualcuno non ha potuto trattenere le lacrime. Perché non c’è divisa che possa difendere quando il dolore è troppo forte. E ti assale come una pugnalata al culmine di una mattinata drammatica, con la tensione alle stelle già pochi minuti dopo le 8 quando è giunta la prima richiesta di soccorso.
Lo scontro che poi è costato la vita al 49ennne vigile urbano è avvenuto a poche decine di metri dal comando in cui l’uomo era diretto. Così sul posto proprio i suoi amici, prima che colleghi, del reparto mobile e della sezione infortunistica, sono arrivati per primi. Ed hanno riconosciuto l’uomo dolorante che era riverso sul selciato. Hanno comunicato in sala radio che si trattava di Marcello La Gioia, un volto familiare per tutti.
Da quel momento l’emozione ha preso il sopravvento, insieme alla speranza di scongiurare la tragedia. Speranza tradita poco dopo l’arrivo in ospedale del vigile ferito. Dal Santissima Annunziata le informazioni sono state poco confortanti.
Sino alla terribile conferma della morte dell’agente del reparto Mobile.
Via radio quella notizia è volata accompagnata da un velo di immensa tristezza. «È troppo brutto» hanno continuato a ripetersi i vigili pensando al sorriso di quel compagno. Marcello La Gioia, infatti, era popolarissimo nel comando di via Acton, e non solo in quegli uffici in verità. «Era sempre allegro con quel sorriso stampato sulla faccia riusciva a rassicurarti anche nei momenti più complicati» - racconta una sua collega, con la voce rotta dall’emozione. Già perché Marcello La Gioia aveva conquistato davvero tutti al lavoro sin da quando, una decina di anni fa era tornato a Taranto da Milano, grazie alla mobilità ed era entrato nei ranghi della Polizia Locale. In un primo tempo era stato aggregato al reparto motociclisti. Poi al reparto Mobile. Anni di lavoro nei quali si è distinto per capacità e disponibilità. Ma soprattutto per quel carattere solare e leale. Proprio tutti sapevano della sua immensa passione per la sua famiglia. E anche di quella per la Juventus la squadra del cuore.
Subito dopo la tragedia sulla bacheca di Facebook di Marcello sono apparsi i commenti dei suoi amici più stretti. Parole dense di dolore e sofferenza, ma anche di affetto che da sole consegnano l’immagine di un uomo perbene.
Nel suo ultimo post, lo sfortunato agente aveva voluto fondere proprio le sue due passioni. Con una foto familiare, accompagnata dal motto bianconero “Fino alla fine”. Un incoraggiamento a non mollare mai e a guardare sempre il lato buono della vita anche nelle sconfitte.
Ma che dinanzi al destino ingiusto di ieri mattina, purtroppo, non può valere.

 

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