Luigi De Filippo, quando diceva «Il teatro è morto»

Luigi De Filippo, quando diceva «Il teatro è morto»
di Lucia Lamarque
Sabato 31 Marzo 2018, 11:00
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Dopo trenta anni Luigi De Filippo riporta in scena "Le metamorfosi di un suonatore ambulante", commedia scritta da Peppino e presentata con grande successo di pubblico e di critica sul palcoscenico dei migliori teatri europei. La ripresa del lavoro, in un nuovo allestimento che si avvale della regia dello stesso Luigi De Filippo e delle scene di Enrico Job, nasce a Benevento, città scelta dalla compagnia anche per il debutto nazionale: «Sono legato a Benevento ormai da dieci anni. Vengo qui con piacere - sottolinea De Filippo - per allestire i nuovi lavori e ho trovato un ambiente accogliente e valido sotto il profilo professionale. Il rapporto con la città è sempre più stretto: non solo mia moglie Laura è beneventana, ma sono sanniti anche alcuni attori e molti tecnici della compagnia». Luigi De Filippo con la ripresa di "Le metamorfosi di un suonatore ambulante" intende festeggiare i 50 anni di teatro: «Già l'estate scorsa, in un teatro romano stracolmo - ricorda soddisfatto De Filippo - ho celebrato le nozze d'oro con il teatro. Esperienza che voglio ripetere in questa stagione invernale ancora a Benevento, perchè il pubblico sannita, da sempre affettuoso con i De Filippo, è un pubblico che vanta grandi tradizioni culturali». La decisioone di mettere in scena Le metamorfosi non è un caso. In un momento critico del teatro italiano, Luigi De Filippo ripropone una commedia ricca di fantasia, di movimento, di genuina comicità: «La messa in scena di questa commedia è un evento. Non solo perchè al suo debutto a Parigi, negli anni sessanta, ebbe un grande successo, ma anche perchè ne Le metamorfosi di un suonatore ambulante c'è la creatività della commedia dell'arte, c'è il gusto del travestimento, il trionfo dell'ambiguità. In una parola c'è l'anima del teatrante».

Nel terzo millennio i De Filippo, in palcoscenico da oltre 150 anni, riempiono i teatri, mentre da più parti si conferma la crisi del teatro: «Il teatro non è in crisi, il teatro è morto. E' morto - sostiene De Filippo - perchè non ci sono più autori e non c'è un ricambio in grande stile di attori. I Gassman, gli Albertazzi sono venuti fuori dalle scuole di teatro ed oggi non vedo giovani in grado di poter reggere il confronto con questi grandi personaggi. Il teatro napoletano è diverso. La scuola che frequentano i nostri giovani è quella della strada, è la vera scuola. Ci sono alcuni autori napoletani interessanti che sanno far ridere con intelligenza, senza essere volgari e senza dover ricorrere alle battute pesanti, così come ci sono giovani attori che chiedono di vivere in palcoscenico l'ironia, l'arguzia e la fantasia di Napoli». Dopo il debutto beneventano De Filippo salterà Napoli («Ci vado il prossimo anno e nel teatro che dico io» lancia con una punta di polemica) per poi recitare al nord. Nel mese di marzo uno stop alle recite per registrare per Rai2, per Palcoscenico, Un giovane di campagna, lavoro messo in scena a Benevento per l'edizione 2000 di Città Spettacolo.

Dal Mattino del 2 maggio 2002
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