Camp, l'hub della creatività giovanile | Video

Camp, l'hub della creatività giovanile | Video
di Federico Vacalebre
Giovedì 23 Febbraio 2017, 12:07 - Ultimo agg. 16:21
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L'indicazione per arrivarci è semplice: a Pozzuoli, su via Antiniana, subito dopo il Duel: Beat, birreria trasformata prima in cinema e poi in divertimentificio notturno con uso di concerti. Ci arrivi e il colpo d'occhio ti sorprende, non te lo aspettavi così grosso e imponente l'edificio della Camp Academy, ospitato da quella che fu una scuola per gli americani della Nato, in una struttura a semicerchio degli anni Sessanta. Sulle scale d'entrata capannelli di ragazzi sfumacchiano, parlottano, ascoltano musica, parlano di musica. All'interno profuma tutto di nuovo, con murales che vanno da Michael Petrucciani a Slash, tanto per dire che qui non è un problema di generi o sottogeneri: in un'aula si sgolano futuri cantanti, in un'altra smanettano aspiranti dj tenuti a battesimo da Marco Corvino, il dipartimento di produzione è affidato al produttore Luca De Gregorio, la metodologia didattica alla coppia «Mad» Valerio Silvestro e Loredana Lubrano.
 



La Camp Academy - 25 aule multifunzione, dotazione tecnica d'eccellenza - è un fiore nel deserto, spuntato quasi di nascosto a fine estate, quando, «trovato lo spazio adatto per un'idea che avevamo in mente da tempo, abbiamo avviato i lavori. A settembre erano finiti, o almeno a un punto che ci permetteva di iniziare, a ottobre c'erano dentro gli studenti», riassume la storia Davide Niespolo, general manager della scuola fortemente voluta da Radio Kiss Kiss. Nella metropoli che fu capitale musicale e città aperta ed oggi è provincia autarchica la dimensione dell'operazione sorprende, e non poco: «Il gruppo Kiss completa il suo network entrando nell'alta formazione», al termine dei tre anni agli studenti viene fornito il titolo di «bachelor of arts in contemporary pop music», equivalente a una laurea triennale. Camp sta per Creative Arts Music Production, Academy suggerisce il modello «Saranno famosi» più che quello di «Amici». E siamo solo l'inizio: «Vogliamo essere l'hub della creatività artistica in città. Per ora insegniamo musica, dai bambini delle elementari a cui offriamo lezioni propedeutiche gratuite a chi vuole farla per mestiere, ma pensiamo di allargarci all'intero showbiz, con corsi per chi vuole fare la radio e web, ma anche per chi concepisce la danza come un'espressione della contemporaneità, come un elemento ormai fondamentale di uno spettacolo moderno». In un futuro non si sa quanto prossimo, poi, dovrebbero arrivare qui anche le tre radio del gruppo (Kiss Kiss, Ibiza e Kiss Kiss Napoli), con un'evidente meccanismo di duplice osmosi possibile.
 
 

Mentre fervono i lavori in quella che fu la palestra e diventerà l'auditorium (600 metri quadrati su un totale di 2.400), Niespolo sottolinea l'intenzione di «formare giovani artisti in grado di confrontarsi con realtà internazionali e che abbiano le competenze per inserirsi nel mondo del business oltre che dell'arte. Questo è un luogo dove un giovane artista possa essere seguito dall'inizio della sua formazione fino all'inserimento nella scena professionale». Qualche futuro dj, ad esempio, troverà presto lavoro sulle navi da crociera, mentre i batteristi in formazione non hanno avuto successo ad un recente provino per il tour di Giulia Luzi, reduce dall'accoppiata sanremese con Raige.

Centosessanta, finora, gli iscritti nei dipartimenti attivi (quello tradizionale del fare musica, quello della produzione e quello per dj). Noemi e Giovanni Allevi sono stati tra i primi vip a portare ai ragazzi la loro esperienza, il 3 marzo arriverà il foniatra Gianluca Gucciardo. Il work in progress, ma anche la sfiducia nelle istituzioni, ha suggerito una partenza quasi in silenzio: «Faremo un'inaugurazione quando sarà pronto il performance center che ci permetterà di aprire anche ai seminari e alle jam session, ma fin da ora nella nostra didattica la musica d'insieme è una tappa fondamentale. Guardiamo al fare musica, e domani guarderemo al fare radio, al fare web, al fare danza, in un'ottica contemporanea, consapevoli dell'importanza delle continue innovazioni tecnologiche, ma anche del primato delle culture umanistiche», continua Niespolo, fiero di aver messo in campo anche sportelli dedicati al counseling e alla posturologia, oltre che il percorso per bambini «M-Cube» che unisce lo studio della teoria musicale con l'uso del computer e la lingua inglese: «Troppo spesso Napoli rinuncia ad essere degna delle sue tradizioni culturali, o a coniugarle con una sana cultura dell'impresa». Ecco, vista dai corridoi o dal cortile della Camp Academy la città non è un paese per vecchi.