Alessandro Preziosi, il nuovo boss: «Nei panni di Zagaria mi facevo paura»

Alessandro Preziosi, il nuovo boss: «Nei panni di Zagaria mi facevo paura»
di Francesca Bellino
Giovedì 12 Ottobre 2017, 10:09
4 Minuti di Lettura
L'astuzia, la durezza e la spietatezza del boss del clan dei casalesi Michele Zagaria interpretato su Raiuno da Alessandro Preziosi, non mirano a sedurre. Anzi, il suo modo di essere spaventa, ammutolisce, congela. «Capastorta», il super latitante noto anche come «re del cemento» per gli affari negli appalti pubblici, arrestato il 7 dicembre 2011, protagonista della serie tv «Sotto copertura» in onda da lunedì, appare arido, ignorante e rude come può essere un uomo che ha vissuto in un bunker per 16 anni ossessionato dal potere e dall'uso di sistemi di videosorveglianza per controllare i suoi.

Dopo aver interpretato, tre anni fa sempre per Raiuno, «il bene» nel ruolo di don Diana, il sacerdote di Casal di Principe assassinato dalla camorra nel 1994, anche a Preziosi è toccato avvicinarsi a quel «male» che tanto piace nelle serie televisive e che l'attore ha avuto sotto gli occhi sin da ragazzino. «Quando andavo al liceo Umberto a Napoli», ha ricordato, «anch'io ero affascinato da quei bulletti, i capuzzielli che si aggiravano intorno alla scuola provocando risse e rubando motorini. Quei ragazzi così erano e così sono rimasti. Bisognerebbe far capire alla gente che nella vita quotidiana il contributo alla camorra attraverso i piccoli comportamenti delinquenziali è sempre dietro l'angolo e va evitato». 

Uno dei chiari messaggi della serie in quattro puntate prodotta da LuxVide con Rai Fiction e diretta da Giulio Manfredonia, è proprio quello di mostrare come il male non paga e che la vita dei criminali non è ricca, avventurosa e interessante. «I camorristi sono persone profondamente ignoranti. Sono il riflesso della malapolitica nel quale si sono messi in scia. Non mi interesserebbe sapere se Zagaria, il male fatto persona, vedrà il nostro lavoro» ha aggiunto l'attore: «Mi facevo orrore da solo nel rivedermi in quel ruolo, mi alzavo e me ne andavo spaventato, ma non ne ho fatto un personaggio seducente, ma prosciugato nella sua stessa solitudine. In don Diana c'era un bozzettismo che mi ha aiutato parecchio, in Zagaria no. Mi sono ispirato al Sindaco di rione Sanità di Eduardo e al Camorrista di Tornatore, in particolare a quella strana intonazione nel doppiaggio di Mariano Rigillo su Ben Gazzara», ha spiegato Preziosi che per preparare il personaggio ha ascoltato in maniera ossessiva le intercettazioni a disposizione: «Quando recitavo ero davvero convinto che quello che dicevo era la verità e non poteva essere replicata». 

«Sotto copertura La cattura di Zagaria» è stata girata tra Casal di Principe, Casapesenna e Napoli e, grazie all'aiuto della magistratura, alcune scene sono state girate nel vero bunker dove il latitante ha vissuto negli anni prima della cattura, ancora sotto sigillo. Come nella precedente serie «Sotto copertura» che ha raccontato la cattura del boss Antonio Iovine, nel ruolo del capo della squadra mobile di Napoli Vittorio Pisani, che ha condotto le indagini sia per l'arresto di Iovine, sia di Zagaria, c'è Claudio Gioè. «In tempi foschi come i nostri, può dare speranza mostrare una vittoria così schiacciante dello Stato», ha commentato l'attore. «Abbiamo deciso di non usare il vero nome di Pisani», ha spiegato il produttore Luca Bernabei, «perché quando abbiamo girato la prima serie c'era ancora il processo in cui era stato coinvolto, accusato di essere stato connivente con la camorra. Ora il suo accusatore è stato condannato per calunnia e a Pisani è stato ridato l'onore». «Non si tratta di un sequel», ha specificato la direttrice di Rai Fiction Tinni Andreatta, «ma di una serie a se stante che in quattro puntate da 100 minuti ci ha permesso di avere una vita internazionale e di sviluppare i personaggi più in profondità».

La storia raccontata si basa su fatti reali anche se per esigenze narrative e di tutela di informatori, alcuni personaggi sono la sintesi di più figure come Agata (Alejandra Oniera), nel film figlia di Zagaria che torna dalla Spagna dove ha vissuto protetta, che «rappresenta la parte affettiva, sempre rinnegata del boss» come ha specificato Francesco Arlanch, uno degli sceneggiatori. Un altro personaggio centrale nella ricostruzione è Nicola, anche lui fusione di più uomini di fiducia di Zagaria, interpretato da Erasmo Genzini, alla sua prima esperienza sul set. Il finale mostra l'arresto del boss girato nello stesso luogo dove la cattura è davvero avvenuta e l'emozione viene rafforzata da immagini reali inedite dell'arresto girate dalla polizia. 
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