Nino D'Angelo e Abel Ferrara: «Ripartiamo da Forcella e da un vero teatro sociale»

Nino D'Angelo e Abel Ferrara: «Ripartiamo da Forcella e da un vero teatro sociale»
di Luciano Giannini
Giovedì 21 Dicembre 2017, 12:14 - Ultimo agg. 22 Dicembre, 14:25
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«Forcella è stanca di speranze»; «ora ci dicono che finalmente stanno arrivando i soldi, un milione di euro dalla Regione e 300 mila dalla Città metropolitana. Ripianeranno tutti i debiti. Voglio crederci, ma ricordatevi che la burocrazia è il male peggiore di questo Paese. Senza danari il teatro sociale non si può fare»; «la mia passione è intatta, ma devono lasciarmi lavorare bene. Qui dentro, sì, in questo posto, erano già pronti a spianare tutto e fare un garage. E io, non so come, sono riuscito a fare il cartellone a ottobre, quando la gente aveva già comprato gli abbonamenti, ma per altre sale»; «vogliono ristrutturare il teatro? Prima devono ristrutturare le anime». Sul palcoscenico del suo Trianon Nino D'Angelo, attore, direttore artistico e scugnizzo eterno è un fiume che rompe gli argini. L'incontro stampa è stato convocato per presentare lo spettacolo di Natale, un nuovo allestimento dell'«Ultimo scugnizzo» di Viviani, e anche «Forcella Strit», progetto ideato da Nino, che sarà diretto da Abel Ferrara e andrà in scena a marzo.

Il regista americano siede accanto a lui, assieme al presidente del cda Gianni Pinto e ad Antonio Bottiglieri, presidente della Scabec, società della Regione che promuove «Forcella Strit». Sono tutti lì, al proscenio, per «azzerare il passato» (assieme ai debiti) e consacrare la rinascita del «teatro del popolo» Trianon, dedicato proprio a quel Raffaele Viviani, di cui Nino, dal 25 dicembre, assieme a 16 attori, porterà in scena una delle commedie più rappresentative con la regia di Bruno Garofalo. Non a caso in platea, a rendere più solenne l'occasione, siedono gli eredi del drammaturgo, Antonello Martone e Giuliano Longone.

«Viviani mi ha insegnato a leggere. Prima di lui, i libri mi annoiavano. È un maestro della cultura napoletana e della sua lingua nobilissima. Io, come il suo Ntonio Esposito, il protagonista della commedia, che sta per diventare padre e sente la responsabilità di sistemare la vita trovando lavoro e moglie, sono scugnizzo dentro, ma non più nell'aspetto. Perciò, questa sarà l'ultima volta che lo farò. Recitare qui quest'opera, dieci anni dopo il mio precedente allestimento, è ancora più emozionante perché un testo simbolo dell'emarginazione e della voglia di riscatto rivive nel teatro di Forcella, a due passi dalla Ruota degli esposti all'Annunziata, dal convento della Maddalena, che ospitava le donne traviate, e da quello dedicato a Santa Maria Egiziaca all'Olmo, che era una ex prostituta convertita».

Anche «Forcella Strit» è carico di simboli, a cominciare dal titolo. Nino: «Ferrara pensava a street, strada in inglese. Poi gli ho spiegato che significa stretto, per indicare l'abbraccio». Il progetto di teatro sociale e formazione prevede due fasi. Nino: «Nella prima faremo dei laboratori per scegliere e formare i ragazzi di Forcella, che reciteranno accanto ad attori professionisti. Sarà una sorta di musical. La storia la ideammo con Peppe Lanzetta, è una sorta di Giulietta e Romeo ambientata nel quartiere, tra malavita e matrimoni imposti; ma l'adatteremo ai ragazzi e alle storie di vita vissuta che ci racconteranno nei laboratori di formazione: vorrei chiamare i due innamorati Maikol e Annalisa, come le due giovani vittime innocenti di camorra uccise proprio qui». Il progetto guarda al futuro perché, con la collaborazione di Databenc, prevede l'inserimento di scenari digitali e proiezioni in 3D.

 

E Abel Ferrara? Con Nino s'intende a meraviglia: «Vivo a Roma, ma torno a Napoli sempre con piacere, soprattutto qui a Forcella. Sono di umili origini. Mio nonno era di Sarno e apparteneva alla classe operaia. Ho cominciato facendo il regista di strada e tale sono rimasto. Mi sembra di conoscere questo quartiere come se ci avessi vissuto in una vita precedente. Qui sento un'energia forte. Non vedo l'ora di mettere le mie capacità al servizio di questa gente». E Nino non vede l'ora che si realizzi un sogno: «Una compagnia stabile del Trianon formata dai ragazzi di Forcella». Come primo passo, Bottiglieri annuncia che entro fine gennaio il teatro presenterà domanda per ottenere dal Ministero lo status di Centro di produzione e i relativi contributi. Intanto, il «teatro del popolo» vuole che quello di Forcella torni al più presto ad affollare la platea. «Ecco perché i biglietti per Viviani costeranno 10-20 euro, stiamo per cambiare le poltrone e fare i lavori più urgenti», annuncia Pinto. E Nino: «Senza Forcella, questo teatro non ha senso».
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