Napoli, spettacolo annullato al Teatro Sanità, la regista: «Le nostre richieste respinte»

Napoli, spettacolo annullato al Teatro Sanità, la regista: «Le nostre richieste respinte»
Martedì 24 Ottobre 2017, 19:37
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Dopo le parole del direttore artistico del Nuovo Teatro Sanità, Mario Gelardi, che in un post su Facebook raccontava l'annullamento dell'atteso spettacolo «Uno, nessuno e centomila» di Alessandra Pizzi con Enrico Lo Verso, arriva la replica della regista per conto della Ergo Sum Produzioni. 

«Se pur da sempre questa produzione ha dimostrato il piacere di essere ospite con lo spettacolo 'Uno nessuno e contomila' del Nuovo Teatro Sanità di Napoli - si legge in una nota - è pur vero che mai si è giunti ad una definizione certa delle trattative. Lo spettacolo era ipotizzato al Teatro Sanità il 18 e 19 marzo del 2016, allorquando il direttore artistico del Teatro ha espressamente chiesto di rinviare la rappresentazione alla nuova stagione. Le intercorse trattative sono state finalizzate alla definizione delle date, più che degli accordi economici. Quando la produzione ha ricevuto il contratto (ovvero nel mese di maggio), da cui si evinceva la modalità di pagamento  "ad incasso", ha da subito manifestato l'esigenza di avere contezza dei costi e dell'eventuale quota abbonati, come si conviene in situazioni contrattuali analoghe, al fine di definire una previsione degli incassi, ovvero la sostenibilità dell'iniziativa. 
Prova ne sia che in assenza di tali dati non si è mai provveduto a sottoscrivere un contratto, ne all'invio di materiale promozionale. Solo ad ottobre, a fronte di un nuovo sollecito di sottoscrizione di un contratto "ad incasso" , la produzione ribadiva l'assoluta necessità di acquisire i dati necessari, ovvero capienza, costo biglietti.  Si è appreso così che a fronte di una capienza di 100 posti, il costo del biglietto sarebbe stato pari a 12 euro (ridotto 10), e che in via eccezionale sarebbe potuto essere portato a 15€.  Considerata la capienza del teatro era facile prevedere che, in un'ipotesi di ripartizione degli incassi netti (decurtati gli importi Siae ed iva) di cui il 70%  sarebbe spettato alla produzione e il 30% al teatro, anche in caso di sold out, alla produzione sarebbe spettato un compenso di circa 700 euro, ovvero al di sotto dei costi  minimi di esercizio e notevolmente al di sotto del costo di vendita con cui lo spettacolo  normalmente viene distribuito. A nulla è valso ribadire alla direzione artistica  del Nuovo Teatro Sanità la disponibilità a realizzare le repliche ad incasso, motivando (conti alla mano) i costi effettivi di produzione, offrendo una serie di possibili soluzioni alternative, non ultima quella di rinviare la data dello spettacolo in una location di più ampia capienza, capace di accogliere maggior pubblico, salvando la collaborazione organizzativa. A nulla è valsa la motivazione che nessuna impresa affettua una prestazione e/o servizio nella consapevolezza di produrre (nella migliore delle ipotesi)  per se stessa una perdita esponenziale. A nulla è valsa la considerazione che le repliche ad incasso debbano almeno lasciare presagire (quindi almeno in ipotesi) un guadagno, e che al Teatro Sanità si prospettava invece una evidente perdita. A nulla è valso l'invito ad una riflessione attenta al fatto che in teatri limitrofi lo spettacolo sia presente in cartellone con un costo pieno di cachet e che dunque, oltre al danno economico, la produzione avrebbe ottenuto un evidente danno d'immagine nei confronti di altri teatri. 
A nulla è valsa, in ultima istanza, la proposta di venire ad effettuare le recite ad incasso, preservando il costo del biglietto indicato dal Teatro, con l'accordo che a carico della compagnia sarebbero comunque restati tutti gli oneri di cachet, fiscali e tributari, il compenso del tecnico, e chiedendo al Teatro di rinunciare alla propria quota del 30% e di provvedere ad ospitare la compagnia (cosa tra l'altro abbastanza consueta), tanto più in circostanze di espressa "missione sociale", come quella dichiarata dal Teatro Sanità. A nulla è valso il mio personale invito alla ragionevole soluzione e all'individuazione di soluzioni alternative. In risposta solo la necessità di  raccontare una versione faziosa e falsata dei fatti, con lo scopo di creare fratture in un rapporto collaborativo che avrebbe certamente potuto trovare forme migliori e più intelligenti in cui misurarsi. Non entro nel merito della gestione del Teatro Sanità, sulla sua capacità di fare impresa culturale. Lodo il progetto di riqualifica di un quartiere e l'impresa di tutti, anche la mia, di fare teatro in un Paese difficile come il nostro. Pur tuttavia, mi preoccupa, l'attegiamento persistente di taluni operatori, impegnati alla ricerca del capro espiatorio, invece che in un'azione concreta di educazione civica e sociale, di cui almeno dovrebbero essere modello».  

 

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