J-Ax: «Come Bob Marley ha messo il sole dentro la musica»

J-Ax: «Come Bob Marley ha messo il sole dentro la musica»
di J-Ax
Giovedì 7 Giugno 2018, 15:01
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Ci siamo conosciuti quando i cantautori non badavano proprio ai rapper. Oggi è facile, l'hip hop è di moda, è arrivata persino la trap, e tutti dicono che i rapper sono i nuovi cantautori. Ma un tempo non era così, ci guardavano tutti dall'alto in basso, figurarsi a me che parlavo di «Rap'n'roll», che volevo fondere suoni, stili, sottoculture.

Pino Daniele, però, davvero non badava ai generi musicali, badava alla musica e alla qualità delle persone con cui la faceva. Ci dividevamo l'età e tantissime altre cose, ma quando abbiamo iniziato a incontrarci nei backstage abbiamo capito che eravamo compatibili, molto più che compatibili, tanto che ci chiedemmo quasi nello stesso momento, l'uno all'altro: vuoi fare un pezzo nel mio disco? Nacquero così «Il sole dentro» e «Anni amari», che mi permetteva di mettere mano a «Voglio di più». Ma ci divertimmo non solo in sala di registrazione, una volta, dal vivo per Mtv, si studiò il mio repertorio, volle farmi da chitarrista, volle persino indossare la maglietta-divisa d'ordinanza con la cravatta stampata sopra: credo che sia stata l'unica cravatta con cui l'ho visto.

Si dice che con «Stop bajon» abbia scritto il primo rap italiano, ma l'hip hop ha le sue regole, i suoi padri fondatori, anche da noi. Lui era dentro il black sound, aveva già incontrato i 99 Posse, era incuriosito da quel genere che arrivava dall'America, per un periodo aveva pensato di produrre Speaker Cenzou, ma... no, non lo trasformerei in un precursore del rap, anche perché le radici comuni le trovavamo nel blues, da cui tutto il suono del popolo nero proviene.

Lui era davvero il nostro Uomo in Blues, quello che ci ha insegnato che le musiche non devono restare confinate nelle gabbie delle etichette, dei generi, delle definizioni. In fondo, anche questa seratona allo stadio San Paolo va nel segno della sua direzione, della sua lezione. Da tanti generi musicali lui ha tirato fuori un pop italianissimo, americanissimo, africanissimo, brasilianissimo...

È giusto, dunque, questo tributo dai grandi della musica italiana, da tutti quelli a cui ha messo il sole dentro, quelli a cui ha curato la rabbia svegliandosi come un nuovo Masaniello e urlando per loro e con loro. Ed è giusto che ci siano i suoi fratelli del neapolitan power, da Senese in poi, e i suoi nipotini come Clementino, a proposito di rap, dei nuovi americani di Napoli.

La faccio breve, ma la metto giù seria: è stato il nostro Bob Marley, ha portato la sua Napoli alle stelle, ha fatto una musica stupenda, con dei testi stupendi di rabbia e d'amore, cantata benissimo, suonata benissimo. E ha permesso di capire il napoletano, e quindi i napoletani, anche a un polentone come
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