«Resta quel che resta», Pino Daniele e la canzone che sa d'addio

«Resta quel che resta», Pino Daniele e la canzone che sa d'addio
di Federico Vacalebre
Lunedì 14 Maggio 2018, 08:45 - Ultimo agg. 18:16
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Certo, quando Pino Daniele lo scrisse, il testo parlava d’amore, raccontava un addio. Ora, però, che il brano sarà presentato alle 11 esatte a reti radio quasi unificate (Rtl 102.5, Radio Italia, Radio Kiss Kiss, Radiodue Rai, Rds, Radio Deejay, Radio Capital, Radio Montecarlo e Radio Zeta), è difficile non leggerlo diversamente, come se la separazione, di cui parla l’Uomo in Blues sia un’altra, quella con cui stiamo facendo i conti da quel 4 gennaio 2015, da quando lui se n’è andato.

L’incipit del pezzo è impressionante, le chitarre che lo aprono sono doc, poi la voce, la sua voce: «Quando qualcuno se ne va/ resta l’amore intorno/ i baci non hanno più/ quel sapore eterno». «Resta quel che resta», questo il titolo dell’inedito del Nero a Metà lanciato oggi a sorpresa, e da venerdì disponibile anche in digitale e su tutte le piattaforme streaming: gli introiti, come quelli del concertone al San Paolo, andranno in beneficenza. «I miss you» canta il Lazzaro Felice, «resta quel che resta» spiega a chi si sente orfano di lui e della sua arte. Il brano era destinato a «Acoustic jam», minidcd di sei pezzi che nel 2009 avrebbe dovuto completare l’operazione del disco a puntate iniziata con «Electric jam» e che, invece, non uscì mai, per problemi di marketing. Era conservato con altri provini e inediti, persino una versione di «Europa» di Santana: un tesoro per i fans.

«L’idea mi è venuta quanto ho visto i grandi network italiani mettere da parte la rivalità per trasmettere insieme “Pino è” il 7 giugno», racconta Ferdinando Salzano, manager e amico storico del cantautore: «Mi sono ricordato di quel pezzo: mi piaceva perché era insieme un saluto, un testamento, ma anche qualcosa di solare, non di melanconico e perché rappresenta il Pino più recente. Così abbiamo tirato fuori quel provino incompleto e l’ho affidato a Corrado Rustici».

Rustici ha mosso i primi passi nella stessa Napoli di Pinotto, era più giovane di lui di due anni: «Nel ‘71, quando finivo di suonare nella sala prova dei Camaldoli con la mia prima prog band, i Cervello, lo raggiungevo, lui suonava in una grotta delle Fontanelle con il suo primo gruppo, i Batracomiomachia, e ci scatenavamo in jam session senza fine». Poi Corrado passò per i Nova, con cui si trasferì a Londra, ma senza perdere i contatti: «Ricordo che ci ritrovammo per caso a Ischia, sugli scogli, a parlare di com’era suonare con gli inglesi». Poi l’avventura americana, che lo portò persino a corte di Whitney Houston: «Ci sentimmo meno, ma ogni tanto ci beccavamo, lui voleva sapere come erano George Benson, Al Jarreau, Herbie Hancock. Con le sei corde in mano la musica ci univa, lui si sentiva ormai più un suonautore che un cantautore, stavamo progettando qualcosa insieme: non ce l’abbiamo fatta, questo pezzo è anche un modo per rimediare all’occasione perduta». «Resta quel che resta» è arrivato a Corrado «con la voce e due chitarre, era un abbozzo, ho cercato la forma e l’arrangiamento rispettosi dello stile originario. Era una bella sfida, che non avrei accettato se non l’avessi sentita alla mia portata, se non l’avessi vissuta come un atto d’amore e mai patetico».

Intanto, la scaletta di «Pino è» inizia a prendere forma: con quel che resta del suo storico supergruppo (Tullio De Piscopo, Tony Esposito e James Senese), ma anche con altri suoi fedelissimi (Rosario Jermano, Gigi De Rienzo, Agostino Marangolo, Ernesto Vitolo, Fabio Massimo Colasanti, Elisabetta Serio), oltre che con l’ensemble diretto da Luca Scarpa, sul palco e in diretta su Raiuno, saliranno tra gli altri, la Amoroso, Antonacci, Avitabile, Baglioni, Elisa, Emma, Giorgia, la Mannoia, la Nannini, Ron, i Tiromancino. E, ancora: la Berté, Clementino, la De Sio, Gragnaniello, il bassista milesdavisiano Marcus Miller, la Nccp, Raiz, Ranieri, Canzian, la Vanoni...

Come sarà costruito lo show? «97% di canzoni di Pino, il restante potrebbero essere degli omaggi, dei pezzi non suoi che amava molto, ne stiamo discutendo», spiega Salzano: «Ci saranno duetti e trii, anche virtuali, con la voce e/o la chitarra del Mascalzone Latino. Brevi firmati storici e nessun conduttore: ai mini-interventi di Siani, Panariello, Favino, Brignano, Leo, Salemme, Giallini, D’amore, Esposito, la D’abbraccio, Decaro... il compito di traghettarci verso le canzoni in programma». Rustici ci sarà?: «Ne stiamo parlando, vedremo se posso dare un contributo, c’è già tanta carne al fuoco», risponde Corrado.

Tutto potrebbe iniziare con le band di «Vai mo’» sulle note di «Yes I know my way» e «Chi tene ‘o mare» (con Senese alla voce), «Napule è» dovrebbe essere il primo dei duetti virtuali, questa volta tra la voce del Musicante e il coro dei quarantamila dello stadio napoletano, poi dovrebbero venire «Io per lei» (con Emma), «Se mi vuoi» (con Irene Grandi), «One day» (con Antonacci), «It’s now or never» (con Il Volo), «Il sole dentro» (J-Ax). Ramazzotti e Jovanotti dovrebbero ripetere l’impresa già compiuta al San Paolo di «A me me piace ‘o blues», Renga dividere con la Turci «Musica musica», Sangiorgi misurarsi insieme con Emma in «Quanno chiove». In quel 3% di brani non pinodanieliani potremmo trovare Venditti con «Notte prima degli esami» e De Gregori con «Generale».