'Nto, il rap newpolitano è scritto «Col sangue»

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di Federico Vacalebre
Venerdì 23 Settembre 2016, 13:27 - Ultimo agg. 13:28
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Dal giubbotto indossato in copertina al titolo, «Col sangue», il richiamo al vecchio tandem con Luche’, è esplicito: ‘ Nto è tornato, con un album fortemente voluto, autoprodotto grazie a 10.600 euro raccolti con il crowdfunding su Musicraiser. Il suono è lontano dal capolavoro dei Co’Sang, «Chi more’ pe’mme»: rare strutture ritmiche aggressive vicine al sottogenere trap lasciano spesso spazio a concessioni all’hip hop più mainstream, ma le rime («Ringrazio dio ogni notte/ per avermi dato il flow», confessa Antonio Riccardi, così all’anagrafe, in «Impero») restano spudorati, feroci, magistrali racconti di strada senza filtro. E brillano più in dialetto che in italiano, quasi che al primo siano affidati i messaggi coerenti con quanto fatto fino ad ora e al secondo le speranze di andare oltre la platea conquistata, pagando l’inevitabile pedaggio linguistico/stilistico.
Messa da parte per questo giro la sua posse, gli Stirpe Nova, ‘ Nto si è circondato di colleghi (Guè Pequeno, Gemitaiz, Rischio, Katerfrancers, più Clementino, Marracash, Izi e Speaker Cenzou in «Il ballo dei macellai», vera chicca di freestyle) e di produttori: «Ho registrato l’album con il mio soundman di riferimento, Gianni Blob Roma: ho iniziato a metter giù versi sui beat di Raffaele “Nta La Lince’’ Napolitano, Antonio “Dj Klonh” Visciano, Emanuel. Poi ho coinvolto nella produzione il meglio della scena partenopea, anche andando oltre il mio genere di riferimento, da Davide Petrella delle Strisce a Dario “Bass” Bassolino, da Sonakine a Andrea D’alessio e Fabio Villani». Voci pop e beatboxer aggiungono spezie, non sempre indispensabili, a un lavoro che evita la deriva «gomorrista» pur inaugurata dai Co’Sang e ribadita da ‘ Nto con la sigla delle serie tv: qui, più che «int’’o rione», il rapper rimesta nel pianeta su cui è sbarcato negli ultimi anni. «Fratm», «Quando passi», «Mamma single», «Mai in vacanza», «Ama me», «Un no è un sì», «Fuori», «Vale a dire» sono echi di relazioni difficili, amori impossibili, amicizie nate in strada e trasferite in discoteche di lusso o sulle pagine dei social network. Tra versi feroci e qualche sciovinismo maschilista, il rapper incontra donne poche vestite e disposte a tutto e tutti, poi si innamora, parla di figli, si disamora, si innamora di nuovo, si chiede che senso abbia tutta la giostra messa in piedi. Ma, ancora una volta, vince quando usa «parole comme pallottole ‘e gomma contro all’odio», dà spazio alle voci di dentro che parlano di una Napoli «addo’ ‘e trafficante/ ausano ‘e macchine ‘e rappresentante/ addo’ ‘e cinese duormeno d’int’’e capannune n’capo a nuje/ addo’ ‘e cummesse vonno fa ‘e cuntesse», alla consapevolezza che «’a carriera ‘e sti vip dura ‘o tiempo ‘e nu strip», al racconto del Sistema al tempo della società dello spettacolo: «Scorre ‘o sanghe dintt’’e ssenghe comme dint’’a Blob».
Come Luche’, come i padri fondatori confluiti nei Sangue Mostro, come la crema delle storiche paranze newpolitane, come alcuni giovani di valore che faticano ad emergere e non solo per la scelta del dialetto, ‘ Nto prova a pagare «Col sangue» la chiave d’accesso all’empireo di un genere che in Italia ha contribuito a portare al suo apice. Sperando che la scena nazionale, nordista per business più che per ispirazione, non continui ad usare Clementino e Rocco Hunt come foglie di fico, ma apra finalmente davvero le porte allo straripante mucchio selvaggio sudista capeggiato dagli hip hop brothers campani.
Presentazione e firmacopie alle 17 alla Feltrinelli Express di piazza Garibaldi.

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