Noel Gallagher a Napoli:
«Cosmic pop pronto per voi»

Noel Gallagher
Noel Gallagher
di Andrea Spinelli
Giovedì 21 Giugno 2018, 09:27 - Ultimo agg. 22 Giugno, 09:58
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La storia del rock non l’hanno fatta solo le compagne, le mogli, le amanti, ma pure le mamme. E se ce n’è una che viene venerata oltre Manica ormai da un quarto di secolo come la Beata Vergine del Rosario, questa è Peggy Gallagher. E’ a lei, infatti, che i fans degli Oasis chiedono il miracolo di rimettere assieme i pezzi dell’epopea di «Wonderwall» dopo il definitivo schianto a cui è andata incontro la band nel 2009 originando i Beady Eye di Liam (oggi liquefatti per lasciar spazio alla carriera solistica) e dall’altro quei Hight Flying Birds con cui Noel Gallagher approda stasera a Napoli, per il concerto all’Etes Arena Flegrea.
Tutto con scambi di affettuosità a mezzo stampa che costituiscono la pacchia dei media. «Si trovi un analista, possibilmente bravo» sbotta Noel. «Lui mi annoia, ma se vuole tornare a suonare negli stadi sa che può farlo solo con me» ribatte l’altro, beffardo. E in mezzo gli orfani di «Supersonic» e «Don’t look back in anger» a sperare che mamma Peggy faccia la grazia convincendo i fratelli-coltelli di Manchester a ritrovarsi prima che sia troppo tardi.
Ma al momento è dura, durissima, come conferma il tour che deposita Noel sotto la luna di Fuorigrotta con le canzoni del suo terzo album  «Who built the moon?», uscito lo scorso autunno. Un disco da figlio delle stelle che ne riafferma il preponderante impatto creativo. «Dovendo trovare necessariamente un’etichetta, lo definirei un disco di cosmic pop, ho scritto così tante canzoni da poterci riempire altri due album» spiega: «Tre anni fa ho inciso il predecessore "Chasin yesterday" con la consapevolezza che non sarei potuto andare oltre quel sound, così stavolta ho deciso di affidarmi ad un produttore esterno, David Holmes, chiamando a suonare con me amici come Paul Weller e Johnny Marr».
Una ventina i pezzi in scaletta stasera, compresa «All you need is love» dei Beatles e mezza dozzina di pezzi degli Oasis, anche se la parte del leone la fa ovviamente «Who built the moon?» (il titolo è preso dall’omonimo volume in cui Christopher Knight ed Alan Butler sostengono che la luna è un corpo estraneo al nostro sistema solare: «Forse hanno visto troppe volte "Guerre Stellari" e associano la luna alla Morte Nera, però il titolo mi piaceva e me lo sono preso») che occupa circa un terzo dello show.  Per il futuro si parla di un nuovo disco con Holmes in regia e uno tutto suo a cui potrebbe partecipare addirittura Damon Albarn, altro personaggio con cui Noel non ha mai avuto rapporti idilliaci.
«Secondo me è fin troppo facile, per chi fa canzoni, prendere le notizie del telegiornale e metterle in musica», spiega il chitarrista inglese, 51 anni. «La vera rivoluzione è quella di scrivere brani che parlano di gioia e di speranza. Certo rock è troppo urlato. Dave Grohl, che urla a fare? E i Green Day? E Josh Homme dei Queens of the Stone Age? Ma chi vuole oggi musica che parli d’attualità? Trump è noioso. La politica è noiosa. Il ciccione nordcoreano fa ridere, ma è noioso». Anche John Lennon cantava le news. Noioso pure lui? «Forse, a quel tempo, erano le notizie ad essere meno noiose».

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