Niccolò Fabi al Mattino: «Dietro le quinte dei miei primi vent'anni»

Niccolò Fabi
Niccolò Fabi
di Federico Vacalebre
Sabato 14 Ottobre 2017, 15:43 - Ultimo agg. 24 Ottobre, 00:20
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Per dirla con De Gregori, «vent’anni sembran pochi, poi ti volti a guardarli e non li trovi più». Niccolò Fabi, classe ‘68, i suoi ultimi vent’anni li ha appena ritrovati in «Diventi inventi 1997 - 2017», il doppio cd - ma come al solito non mancano le edizioni deluxe - appena uscito, sull’onda del successo di «Una somma di piccole cose»: un primo cd antologico, ma con i brani scelti «spogliati e rivestiti del meno possibile, o comunque del vestito che mi sembrava più adatto oggi», più il singolo inedito del titolo»; un secondo di provini, demo, versioni alternative e live.

L’esempio più curioso, e clamoroso, è «Senza capelli», versione originale del suo primo hit, «Capelli»: «Era un brano non proprio scanzonato, era lo sfogo cupo, se non drammatico, di una persona che si sentiva riconoscibile, etichettabile, solo per la sua... capigliatura. Un discografico mi suggerì un piccolo spostamento di senso, di dire la stessa cosa ma con ironia: senza quella scelta, senza passare dal Do minore al Sol maggiore, forse non mi avrebbero voluto a Sanremo».

 


Era il 1996, la carriera di Niccolò stava per iniziare con quel premio della critica nella categoria Nuove Proposte: «In fondo quest’operazione è una riflessione sui posti, musicali, dove sono stato, su quelli dove non sono stato, su quelli in cui sarei potuto andare. Non riscrivo la mia storia, non può farlo nessuno, ma mostro le mie “sliding doors”: quelle che ho aperto, quello che non ho visto nemmeno. Avevo pudore, ma credo che possa far piacere, non per voyeurismo, capire com’era nata una cosa che ti piace». Fabi, che si racconta anche nel libro-intervista accluso al disco, sa di aver instaurato un rapporto speciale con il pubblico in questi anni ed è il primo della sua generazione cantautorale - Capossela, Bersani, Silvestri, Gazzè, la Consoli - a permettersi un’operazione simile: «Ci sono autori più bravi di me, cantanti più dotati. La cosa buffa è che se Vinicio, Samuele, Daniele, Max o Carmen avessero pensato a un’operazione simile, sarebbe stata piena della loro produzione iniziale: non perché i lavori più recenti non siano all’altezza degli esordi, ma perché avevano subito messo a fuoco il loro talento. Io proprio no: a un certo punto ho capito che fare il personaggio in tv non faceva per me, sono scomparso e... sono riuscito a non scomparire dal cuore della gente». Quindi nessun ritiro? «Una bella vacanza di sicuro, poi cercherò di capire come non copiare me stesso, come continuare».

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