Negramaro in tour allo stadio Maradona di Napoli: «Dal Sud al Nord, nel nome di Pino»

«Partiamo da Napoli, con il concerto, con la conferenza stampa, con il cuore»

I Negramaro con Gaetano Manfredi
I Negramaro con Gaetano Manfredi
Federico Vacalebredi Federico Vacalebre
Martedì 24 Ottobre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 16:10
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Dopo il blitz-flash mob «int''e viche, miezzo all'ate» i Negramaro conquistano Palazzo San Giacomo, la sala della giunta. Il sorriso soddisfatto di Gaetano Manfredi dice tutto, come l'introduzione, affidata a Ferdinando Salzano, il numero 1 di Friends&Partners, la principale società italiana sul fronte del palco: «Sono emozionato, ho il privilegio di lavorare con i Negramaro, di aver lavorato 22 anni a stretto contatto con Pino Daniele, di aver deciso di invertire la rotta del nostro solito business, nel nome di Pino, con i Negramaro. Il loro tour negli stadi partirà il 15 giugno da Napoli, saranno la prima band italiana nello stadio che del Lazzaro Felice fu casa privilegiata». Attorno al manager, introdotti da Ferdinando Tozzi, consigliere del sindaco per la musica e l'audivisivo, c'è tutta la band salentina, ma anche Alex Daniele, figlio del cantautore napoletano e alla guida della fondazione col suo nome: «Mi hanno chiesto di mettere in campo un progetto contro la povertà educativa. Ci rivolgeremo a ragazzi tra gli 8 e i 14 anni dei quartieri disagiati, li metteremo di fronte alla musica ed a ragazzi che inseguono il sogno della musica studiandola: faremo 2-3 laboratori di tre giorni l'uno, faremo studiare loro le canzoni di mio padre e gli regaleremo l'emozione di aprire il concerto del 15 giugno».

Giuliano Sangiorgi spruzza felicità da tutti i pori: «È vero, potrei persino smettere adesso.

A 10 anni ero un ragazzino con la chitarra che al falò suonava Ritchie Blackmore e Pino Daniele, grazie ai dischi del fratello più grande. Gli altri rimorchiavano io nemmeno quando sono cresciuto, ma il Nero a Metà mi ha regalato la musica e la musica è la mia vita». 

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Che vuol dire «invertire la rotta da Sud a Nord»?
«Partire da Napoli, con il concerto, con la conferenza stampa, con il cuore».

E dopo Napoli?
«San Siro, il 22 giugno. E poi vediamo».

C'è da immaginarsi un calendario da aggiornare presto, magari approfittando dell'uscita di «Negramaro. Back home. Ora so restare», il docufilm di Giorgio Testi nelle sale dal 23 al 25 novembre. O di un'eventuale presenza a Sanremo, di cui molto si chiacchiera.
«No comment».

Torniamo al Maradona ed a Pino.
«E a suo figlio: se “Napule è a voce d''e criature” l'opera in cui lui si sta impegnando continua davvero la battaglia del padre. E noi con lui: voglio incontrarli quei ragazzi, voglio essere al loro fianco. E portarli anche sul palco di San Siro».

Dieci anni fa, il 15 dicembre 2013, al Palamaggiò successe qualcosa di davvero speciale.
«Sì, l'Uomo in Blues doveva raggiungerci in scena perché gli rendessimo omaggio, ma irruppe sulla nostra “Un passo indietro”, chiedendo prima il permesso: non voleva essere indelicato. Lui, il numero uno, la voce del riscatto di Napoli, del Sud, di tutti noi! Da ieri ci stanno ringraziando per quello che faremo qui, ma siamo noi a dover ringraziare: il sindaco, la città, i napoletani e, sempre e per sempre, Pino Daniele. E anche i giovani, penso a Geolier, che stanno facendo di nuovo in modo che questa città sia in primo piano nella musica, come le compete da sempre. Manfredi ricordava Caruso? Dalla, quando gli chiesero una cosa per l'America usò il dialetto di Di Giacomo per cantare il tenorissimo. Quando Pino è morto ho rivissuto la morte di mio padre, che se ne era andato due anni prima. Con loro, e con Lucio Dalla, ho perso dei punti di riferimenti esistenziali, umani, artistici».

Chiamavi in causa «Napule è», prima. Ma cos'è Napoli per voi?
«Condivisione. “'Na tazzulella e cafè” bevuta con gli amici, la lingua di Pino che suona internazionale come Chet Baker o Jeff Buckley».

L'altro giorno con «Napule è» e «Quanno chiove» avete riletto anche «Mal di te»: è arrivato il momento di riscoprire anche il repertorio italiano del Mascalzone Latino?
«Non ci avevo neanche pensato che era in italiano. Lui canta: Sono nato a Napoli/ perciò mi piace il mare/ sotto il segno dei pesci/ ma non riesco più a navigare. È la nostra vita, la vita una band di terroni salvati dal mare, oltre che dalla musica». 

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