Addio a Jon Hendricks
il padrino del vocalese

Jon Hendricks
Jon Hendricks
di Federico Vacalebre
Giovedì 23 Novembre 2017, 09:46
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Non l'aveva inventato lui il vocalese, anzi riconosceva il ruolo originale a Eddie Jefferson, ma per tutti era diventato «il padrino del vocalese»: Jon Hendricks, morto ieri a 96 anni a Manhattan, negli anni Cinquanta divenne una star del jazz, e non solo, aggiungendo suoi testi su celebri standard, partendo spesso dal titolo per l'ispirazione delle liriche ed incidendo poi quegli strumentali a cui aveva aggiunto la voce con il trio Lambert, Hendricks & Ross. Per il critico Leonard Feathers è stato il poeta laureato del jazz.
Nato il 16 settembre 1921 a Newark, Ohio, iniziò, come tanti, cantando in una chiesa: aveva 7 anni, suo padre era il pastore, sua madre dirigeva il coro. Famiglia numerosa, aveva 14 tra fratelli e sorelle, fece la gavetta cantando nei club e alla radio, accompagnandosi a un ancora sconosciuto Art Tatum. Avvocato mancato, a New York trovò la sua strada, anche se all'inizio ebbe più spazio come autore di canzoni r'n'b per Louis Jordan che come interprete, poi restò folgorato da «Moody’s mood for love», il brano che Eddie Jefferson e King Pleasure avevano creato aggiungendo versi a un assolo di sax di James Moody. 
L'incontro con Dave Lambert lo spinse a lavorare in quella direzione: Hendricks scrisse testi su dieci strumentali di Count Basie, Lambert li arrangiò, poi alle loro si aggiunge l'ugola dell'inglese Annie Ross e il gioco fu fatto: «Sing a song of Basie» fu un hit nel 1958 ed il trio occasionale divenne stabile, continuando a lavorare sul repertorio di Basie, di Ellington e di Horace Silver, e allargando la platea del jazz a quanti non amavano la musica esclusivamente strumentale. Partendo dal titolo il trio creava una storia da cantare seguendo nota per nota il brano jazz scelto, rispettandone la melodia come gli assoli, utilizzando in modo eccellente lo scat e condendo il tutto con un irresistibile senso dello show. Nel '61 vinse un Grammy con «High flying», nel '62 la Ross andò via, due anni dopo la morte di Lambert in un incidente mise fine all'avventura.
Jon continuò la sua carriera da solista, spostandosi a Londra, ritornando a New York, mettendo in piedi un suo quartetto di vocalese in cui arruolò la moglie Judith Dickstein, raccontando la storia della musica afroamericana nello show «Evolution of the blues», per lavorare poi con i figli Michele e Aria, il nipote Eric, Bobby McFerrin, Avery Brooks, i suoi figliocci artistici Manhattan Transfer, collaborazione che gli valse un nuovo Grammy, nel 1986, per il testo di «Another night in Tunisia». Ma anche con Wynton Marsalis, prestando la sua voce, ancora calda e pulsante in «Blood on the fields», oratorio premiato con un premio Pulitzer nel 1997.
Critico e insegnante di jazz, nel 1991 lo abbiamo visto al Festival di Sanremo tradurre con il suo coro «Sbatti ben sul be-bop» dei Ladri di Biciclette in «Lemme hear some o' that be-bop».
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